di Maria Elena Ribezzo

Città del Vaticano, 20 ott. (LaPresse) – Entrati nella fase conclusiva del Sinodo sulla famiglia, con i lavori dei circoli minori conclusi, ritorna in pieno il dibattito dei primi giorni: la discussa e mai interamente rivendicata lettera di osservazioni consegnata a Papa Francesco e sottoscritta da 13 padri sinodali, tutti – sembra, dai nomi pubblicati – della corrente conservatrice.

I DIECI DELLA RELATIO FINALIS – Le ‘osservazioni’ sollevate nella lettera, i cui contenuti completi non sono mai stati definiti pubblicamente, erano sul metodo dell’Assise e in particolare sulla scelta dei dieci componenti della commissione che scriverà la Relatio Finalis: il documento di sintesi dei lavori, quello che detterà la linea sull’approccio della Chiesa nei confronti della famiglia. Il filo su cui cammina sospesa l’Assemblea è sottile, perché questo macro-argomento chiamato famiglia raccoglie questioni più che controverse, dall’ostia ai divorziati risposati alle convivenze fuori dal matrimonio, passando per le unioni tra persone dello stesso sesso, ma anche alle unioni interreligiose tra religioni con principi incompatibili, come la prescrizione dell’educazione dei figli secondo i dettami di uno o dell’altro credo.

Questioni che la comunità cristiana non può più non affrontare, in cui la dottrina sembra non essere neanche lontanamente al passo con i cambiamenti della società. E allora qualcuno dei padri sinodali ha paventato di poter utilizzare diversi approcci pastorali, da modulare a seconda dei contesti, e ha chiesto di valutare la possibilità di istituire Sinodi nazionali.

La contestata commissione che dovrà scrivere il documento finale, per la prima volta, non è eletta dal Sinodo, ma nominata direttamente da Papa Francesco e si riunirà a partire da domani, in modo che per sabato 24, giorno di chiusura dei lavori, il documento possa essere già stato votato punto per punto e rimesso nelle mani del Santo Padre. Sarà lui a decidere se pubblicarlo immediatamente, rielaborarlo e pubblicarlo dopo qualche giorno, non pubblicarlo affatto o addirittura renderlo la base per un Motu Proprio, un atto personale.

IL CARD.PELL, NON SONO UN RIBELLE – “Una delle mie preoccupazioni principali era per la dottrina, e il Papa ha detto che la dottrina non sarà intaccata. Non sono un ribelle o un oppositore del Papa”. Ha dichiarato oggi il cardinale australiano George Pell, primo prefetto della segreteria per l’Economia vaticana, considerato il latore della missiva. “Non è inusuale che i cardinali scrivano al Pontefice – ha spiegato -, e se questa lettera ha fatto così scalpore è perché forse non c’era nulla di esaltante durante la prima settimana, mentre i media erano alla ricerca proprio di notizie esaltanti”.

CARDINALE NEPIER: ABBIAMO PARLATO CON FRANCHEZZA – Erano delle osservazioni “private, ha detto il cardinale Wilfrid Fox Pell, tra i firmatari “scritte nello spirito di quello che ha chiesto il Santo Padre: parlare francamente e con umiltà”, e ha sottolineato come il Papa abbia dato una risposta pubblica subito dopo averla ricevuta. Bergoglio aveva invitato tutti a “non cedere a un’ermeneutica della cospirazione”.

E oggi il porporato sudafricano smorza completamente i toni: “Rispondendo pubblicamente, il Papa ha dimostrato di aver preso in conto le nostre preoccupazioni – ha commentato – così l’Assemblea ha ritrovato “il suo spirito di collegialità”. “Possiamo dire, ora, che siamo tutti ottimisti nei confronti del Sinodo”.

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