di Maria Elena Ribezzo

Città del Vaticano, 15 ott. (LaPresse) – Quell’ostia consacrata ai divorziati risposati, tema più discusso al Sinodo sulla famiglia, resta incollata al palato dell’Assise e proprio non va giù. L’argomento si è tutt’altro che esaurito. Anzi, “E’ tornato ampiamente nel dibattito” ha riferito Romilda Ferrato, collaboratrice in lingua francese del portavoce della Santa Sede Padre Lombardi, nel corso del punto quotidiano sui lavori. Sin dall’inizio, quello dell’accesso all’Eucarestia per chi si è risposato civilmente dopo il fallimento del primo matrimonio ha a tratti oscurato gli altri temi. Tanto ha rimbalzato l’eco mediatica che lo stesso Papa Francesco, già al secondo giorno di lavori, ha dovuto ricordare a tutti che questo non sarebbe stato “l’unico argomento di discussione”.

Non lo è, infatti, ma è uno dei più controversi, perché divide l’Assise. I padri sinodali cercano incerti un punto di equilibrio tra l’obbedienza alla Chiesa e la vicinanza alla comunità, tra l’aderenza alla dottrina e l’accompagnamento dei fedeli. C’è chi pensa che privare una parte di cristiani della Comunione in modo permanente sia “un atto grave” e chi sostiene che la Chiesa non debba “aderire all’opinione pubblica, ma essere fedele al Signore”. “E’ un argomento interessante – ha spiegato la Ferrato – nella misura in cui cristallizza le differenze di approcci”. In una gamma di grigi tra aperture e chiusure totali, c’è chi sostiene che la responsabilità del clero sia estremamente importante e che il punto non sia quello di cambiare la dottrina, ma di cambiare atteggiamento nei confronti dei fedeli.

Alcuni padri suggeriscono di adottare approcci personalizzati, a seconda dei casi, e comunque di non affidarsi a “soluzioni rapide, che rischiano di creare confusione e turbare i credenti”. Tra le ipotesi, c’è quella di accompagnare i divorziati in un percorso penitenziale e in una via spirituale “ben strutturata”, perché la penitenza precede l’Eucarestia. “In alcuni Paesi, assistiamo a lunghe file di divorziati in attesa, con il capo chino, di ricevere anche solo una benedizione, non necessariamente la Comunione“, ha riferito padre Manuel Dorantes, assistente di lingua spagnola.

Padre Dorantes ha riportato l’esperienza di uno dei padri sinodali, che nel suo intervento ha raccontato di avere celebrato una messa per la comunione di un bambino, figlio di genitori entrambi divorziati risposati: “Sapendo che la sua mamma e il suo papà non potevano avere accesso alla Comunione – ha detto -, il bimbo ha spezzato in tre la sua prima Ostia e ne ha dato due parti ai genitori. È stato un racconto molto toccante, molto emozionante”, un esempio chiaro di quanto la questione sia sentita come un problema anche dai fedeli più giovani. Del “no” al sacramento per chi non ha rispettato l’indissolubilità del matrimonio da parte dell’episcopato polacco si fa portavoce proprio il presidente della conferenza di Varsavia, monsignor Stanislaw Gadecki, arcivescovo di Poznan: “Forse chi non può ricevere l’Eucarestia – ha detto – la desidera più di chiunque ne abbia pieno diritto. Questo dimostra come agisce lo Spirito Santo”. Però, secondo il prelato polacco, esistono “diverse vie di salvezza” e “tanti modi diversi di partecipare alla vita della Chiesa”.

Due porporati di ‘correnti’ diverse si sono confrontati oggi ai microfoni di Radio Vaticana in due interviste separate, che sembrano quasi un botta e risposta. Per il cardinale Bruno Forte, progressista, la strada da seguire è quella di “camminare in profonda comunione con Papa Francesco, con il primato del Vangelo e della grazia, con la gradualità dell’accompagnamento e dell’integrazione”. Non fa accenno a integrazione e accompagnamento il commento del rigorista cardinal George Pell, prefetto della segreteria per l’Economia, al centro delle ultime vicende riguardo la discussa lettera di critiche al metodo sinodale consegnata a Papa Francesco: “Ci sono divergenze, ma soltanto, principalmente, sul capire la dottrina – dichiara -. La Chiesa è come una madre e maestra. E una madre saggia non sempre dà ai figli tutte le cose che loro vogliono. Perché la madre è molto interessata non soltanto ai deboli ma a tutti i figli e vuole lavorare per mantenere la salute della famiglia”.

Eppure Papa Francesco più volte ha fatto appello ad aprirsi all’accoglienza dei divorziati risposati. E questa mattina, nell’omelia di Santa Marta, ha invitato a guardarsi dai “dottori della legge”. “Questi dottori della legge pensavano che ci si potesse salvare semplicemente rispettando tutti i comandamenti”. Così, “accorciavano gli orizzonti di Dio e facevano l’amore di Dio piccolo, piccolo” alla “misura di ognuno di noi”. Suona come un messaggio alle sentinelle della dottrina.

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