Roma, 8 ott. (LaPresse) – “Non si può non considerare l’omicidio di Giordana Di Stefano come assassinio di Stato, e il primo che dovesse obiettare tale definizione deve metterci la faccia e spiegare il perché”. E’ dura la presa di posizione del sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori, in relazione alla morte della giovane mamma catanese uccisa dall’ex compagno stalker, che lei aveva denunciato.

“In questo Stato si fa presto a festeggiare leggi e leggine che – incalza Marziale nel comunicato stampa- offrono la parvenza di uno stato di sicurezza fermo e risoluto, salvo poi impattare con una realtà laddove per ottenere un briciolo di ascolto e un rimasuglio di giustizia bisogna prima farsi ammazzare. Tutto ciò comincia a divenire insopportabile”.

“Spiegatelo adesso al bimbo rimasto orfano che l’Italia è un paese dove la giustizia e la sicurezza sono garantiti dallo Stato – prosegue il sociologo – e soprattutto spiegategli che mentre la sua mamma moriva, dopo avere denunciato l’assassino, a Roma i legislatori e i governanti erano impegnati a riformare il Senato della Repubblica”.

“Sono indignato, schifato e offeso – conclude il presidente dell Osservatorio sui Diritti dei Minori – ma sbaglierei se questi sentimenti li provassi soltanto nei confronti delle istituzioni, perché anche l’indifferenza, quale tratto caratteristico imperante presso la cosiddetta società civile, non può richiamarsi fuori da responsabilità. E adesso, ci si attende qualche corona istituzionale ai funerali”.

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