di Elisabetta Gramolini
Città del Vaticano, 8 set. (LaPresse) – Tempi rapidi, un solo grado di giudizio e zero costi. Ecco in breve la riforma del processo di nullità del matrimonio varata da Papa Francesco. Le novità sono contenute in due lettere ‘motu proprio’, intitolate ‘Mitis Iudex Dominus Iesus’ e ‘Mitis et misericors Iesus’, firmate il giorno di Ferragosto dal Pontefice e ufficialmente presentate oggi dai membri della commissione speciale, istituita da Francesco un anno fa per mettere mano alla materia.
Il lavoro degli esperti si è intrecciato con quello dei vescovi, riuniti lo scorso ottobre nel Sinodo straordinario sulla Famiglia. Proprio a loro il Papa ha affidato il compito più delicato previsto in questa riforma. Sarà infatti il vescovo a ricoprire il ruolo di giudice unico nei procedimenti di nullità. A lui le coppie potranno quindi rivolgersi, in base alla diocesi d’appartenenza, senza dover attendere 10 anni per ottenere una doppia decisione conforme da parte del tribunale ordinario della Sacra Rota, come avveniva fino adesso.
Altra novità non da poco è il ‘processus brevior‘, cioè il rito breve per quelle cause in cui non esistono contenziosi e dove le prove di nullità sono evidenti. “In questi casi – spiega ai giornalisti il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio consiglio per i testi legislativi – il vescovo emetterà la sentenza entro 30 giorni” con possibilità di appello, come per tutti, alla Rota. Qualcuno poi storcerà il naso, soprattutto gli avvocati, ma Francesco vuole che le cause siano d’ora in poi gratis. Non più processi solo per pochi facoltosi, agevolati da amicizie nelle alte sfere. Le coppie convinte della nullità, secondo il nuovo corso, devono sollevare le loro anime anche dal peso economico.
Lo spirito rinnovatore non deve però confondere: il taglio delle procedure e dei costi non vuol incoraggiare un aumento di matrimoni nulli. Nella lettera ‘Mitis Iudex Dominus Iesus’, Francesco precisa la volontà che la riforma “favorisca non la nullità dei matrimoni, ma la celerità dei processi, non meno che una giusta semplicità, affinché, a motivo della ritardata definizione del giudizio, il cuore dei fedeli che attendono il chiarimento del proprio stato non sia lungamente oppresso dalle tenebre del dubbio”. Per i vescovi investiti della riforma è ancora presto commentare. Raggiunti da La Presse, alcuni preferiscono attendere di conoscere bene le direttive prima di esprimersi. Di sicuro, non si aspettano una crescita delle richieste, visto il calo vertiginoso dei matrimoni negli ultimi anni.
C’è chi, fra loro, ha già accompagnato le coppie in questo cammino. “A Roma – ricorda Paolo Lojudice, da maggio vescovo ausiliario di Roma per il settore Sud – avevamo enucleato una specie di decalogo utile alle coppie per capire se il matrimonio era nullo”. Quanto alla forza innovatrice della riforma, Lojudice non ha dubbi. “Anche il prossimo Sinodo di ottobre – aggiunge – , sempre sulla famiglia, riserverà qualche sorpresa”.
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