Lussemburgo, 2 set. (LaPresse) – Diverse centinaia di migranti protestano davanti alla stazione ferroviaria Keleti di Budapest, in Ungheria, gridando ‘Libertà, libertà’ e chiedendo che venga permesso loro di accedere ai treni diretti in Germania. Intanto sui migranti arriva la pronuncia della corte di giustizia europea: “Il permesso di soggiorno in Italia è troppo caro”, il contributo richiesto sarebbe “sproporzionato” e “atto a creare un ostacolo all’esercizio dei diritti”.
Secondo i giudici europei la direttiva 109 del 2003 del consiglio europeo, come modificata dalla 51 del 2011 del parlamento europeo e del consiglio, “osta ad una normativa nazionale che impone ai cittadini di paesi terzi che chiedono il rilascio o il rinnovo di un permesso di soggiorno nello Stato membro considerato di pagare un contributo di importo variabile tra 80 e 200 euro, in quanto siffatto contributo è sproporzionato rispetto alla finalità perseguita dalla direttiva ed è atto a creare un ostacolo all’esercizio dei diritti conferiti da quest’ultima”.
Il caso nasce da un ricorso presentato da Cgil e Inca, istituto nazionale confederale assistenza, che denunciavano come la cifra richiesta per il permesso di soggiorno dosse otto volte maggiore all’importo richiesto per ottenere la carta d’identità nazionale.
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