Brescia, 17 ago. (LaPresse) – Uno dei due killer della pizzeria Frank di Brescia ha lasciato un’impronta, che ha poi consentito di rintracciarlo. Lo hanno confermato gli investigatori nel corso di una conferenza stampa dopo l’arresto ieri dei due responsabili. Le indagini si sono poi sviluppate con acquisizioni di tabulati telefonici e appostamenti sul territorio, che alla fine hanno consentito di trovare sia il ciclomotore, che i killer si stavano apprestando a distruggere, sia un fucile a canne mozze, usato per il duplice omicidio. Questi elementi hanno poi consentito di ottenere la confessione piena. Le indagini, hanno confermato gli investigatori, continueranno, ma la parte principale si è conclusa.

I due arrestati per il duplice omicidio della pizzeria Frank di Brescia sono anche autori del tentato omicidio del cameriere della pizzeria. Quelli utilizzati per il duplice omicidio della pizzeria Frank di Brescia e del tentato omicidio del cameriere sono “metodi da consorterie criminali”. Lo ha affermato Luigi Maria Dell’Osso, procuratore generale di Brescia, nel corso della conferenza stampa. Dell’Osso ha perciò sottolineato la necessità di fare chiarezza sul movente.

L’indagine della polizia di Brescia sul duplice omicidio dell’11 agosto, collegata anche al tentato omicidio del primo luglio di Corri Arben, dipendente dei due coniugi uccisi, si è svolta in un contesto di reticenze e scarsa collaborazione. Lo afferma la polizia in una nota. Gli investigatori hanno ricostruito il quadro senza alcun elemento collegabile ad attività criminali né comuni né di criminalità organizzata, che sono state ipotizzate per le modalità di esecuzione dei due episodi.

La disamina dei filmati inerenti il duplice omicidio ha permesso di ricostruire le modalità sia precedenti che contestuali all’episodio. I due autori, un cittadino di origini indiane e uno pakistane, sono arrivati alle 8.20 in via Valsaviore a bordo di un motociclo di piccola cilindrata, trovando immediato riparo all’interno di un negozio in disuso, precedentemente dato alle fiamme, locale dove hanno atteso per circa due ore il momento propizio per l’esecuzione. Alle 10 circa i due autori sono stati inquadrati dalle telecamere, completamente travisati, mentre attraversavano a bordo del motorino il piazzale, entravano nel locale ed esplodevano i colpi nei confronti dei coniugi Seramondi, modus operandi analogo a quello utilizzato da criminali professionisti in altri contesti ambientali.

Fondamentale l’intervento immediato della polizia scientifica di Milano in supporto di quella bresciana, che grazie al sopralluogo è riuscita ad evidenziare le impronte di tutti coloro che nelle ultime ore avevano avuto accesso alla scena del crimine. Proprio uno di questi elementi ha permesso di risalire a un cittadino indiano, che apparentemente non aveva alcun collegamento con il contesto commerciale o pregressa conoscenza con le vittime. Difficoltoso è stato anche rintracciare quest’ultimo, di cui da tre anni non si avevano particolari notizie. Le indagini hanno poi permesso di localizzarlo a Casazza di Bergamo, luogo in cui gli investigatori hanno effettuato appostamenti ininterrotti per oltre quattro giorni.

Solo nella giornata di ieri si è trovata la chiave di volta, quando gli investigatori appostati nei pressi dell’abitazione del cittadino indiano hanno notato l’auto intestata al cittadino pakistano. Gli accertamenti immediati su quest’ultimo hanno messo in luce i collegamenti con la famiglia Seramondi. L’uomo, proprietario del negozio ‘Dolce e Salato’, risultava già essere stato denunciato per il danneggiamento a mezzo incendio dell’esercizio commerciale. L’intervento della squadra mobile ha permesso di recuperare l’arma del delitto e il mezzo utilizzato per commettere il reato.

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