di Maria Elena Ribezzo
Salerno, 11 ago. (LaPresse) – Un’altra morte in discoteca, la terza nel giro di un mese. Questa volta la droga non c’entra. C’entra, però, la mancanza di controlli sulla sicurezza. L’ultima tragedia è avvenuta ieri notte nel Cilento. Crescenzo Della Ragione, 27 anni, è morto dopo essere stato colpito alla testa da un masso precipitato per 60 metri da un costone roccioso. Si trovava nel ‘Ciclope‘, discoteca all’aperto di Marina di Camerota (Salerno).
E’ successo a mezzanotte e mezza, dopo un nubifragio violento che ha colpito la zona. La discoteca era stata già sequestrata nel marzo del 2011, esattamente per lo stesso motivo: erano stati ritrovati dei grossi massi per terra. Macigni, che secondo la versione dei proprietari della struttura erano stati volutamente sganciati dal costone roccioso per mettere l’area in sicurezza. Una mancanza di sicurezza che gli avventori, anche i più affezionati, denunciano chiaramente su Facebook: “Quante morti devono accadere affinché questa discoteca venga chiusa?”, scrive un utente. “Il Ciclope è un locale storico, favoloso, unico. Io l’adoro – aggiunge una ragazza – ma è pericolante da anni, il fatto che non era ancora morto nessuno sotto i massi è il motivo per cui non è stato chiuso definitivamente!”.
Appena ieri il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha predisposto una direttiva che è stata inviata a tutti i prefetti e questori perché vengano rafforzati i servizi di prevenzione e controllo del territorio, con particolare riguardo alle discoteche e ai luoghi di ritrovo dei giovani. “Ho predisposto l’adozione di misure preventive di vigilanza e sicurezza più opportune – ha spiegato il ministro – soprattutto nelle ore serali e notturne”.
Solo due giorni fa all’alba il 18enne leccese Lorenzo Toma ha perso la vita in uno dei club più conosciuti e frequentati del Salento, il Guendalina. Il giovane è morto dopo aver avuto un malore, pare dopo aver bevuto da una bottiglia non sua. Dall’autopsia di oggi è emerso che Lorenzo soffriva di una cardiomiopatia. Saranno solo gli esami tossicologici, disponibili tra qualche settimana, a stabilire se il malessere sia stato provocato o amplificato dall’effetto di sostanze stupefacenti eventualmente assunte.
Certo è che nel locale, al momento della tragedia, non c’era nessuna ambulanza. Due mezzi sono stati chiamati da paesi più o meno limitrofi che hanno impiegato del tempo prima di arrivare. Il manager del locale, Vincenzo De Robertis, in un’intervista in radio, ha assicurato che prima dell’arrivo dell’ambulanza, il personale ha fatto di tutto per salvare il giovane. Massaggi cardiaci e respirazione bocca a bocca, ma non c’è stato nulla da fare. Secondo la testimonianza che uno dei barman ha rilasciato a LaPresse, la postazione di primo intervento c’è sempre stata: “Non so perché in quel momento non ci fosse l’ambulanza – ha detto -. Forse si era allontanata, ma io l’ho sempre vista”.
Entrambi i profili Facebook dei locali sono listati a lutto, con foto di copertine completamente nere. Il Guendalina ha dedicato qualche frase per esprimere la vicinanza alla famiglia del ragazzo e per difendere la posizione di proprietari e staff: “Da anni impegniamo tempo e risorse per garantire agli utenti del locale le migliori condizioni di sicurezza – si legge sul social network – attraverso una costante attività di prevenzione e controllo, sia all’interno, che all’esterno del locale con l’ausilio delle forze dell’ordine, auspicando che tutti, giovani e meno giovani, sappiano rifuggire logiche che non siano il puro e sano divertimento”. E ha annunciato in segno di lutto l’annullamento della serata di domani, che era dedicata, destino beffardo, al Cocoricò.
Proprio nella discoteca più famosa di Riccione, il Cocoricò, è scomparso lo scorso 19 luglio il 16enne Lamberto Lucaccioni, per uno scompenso cardiaco causato da un doppio edema cerebrale, ritenuto compatibile con una massiccia assunzione di ecstasy.
In seguito alla morte del giovane, il Cocoricò è stato chiuso. “La soluzione non è chiudere i locali – ha detto ieri il viceministro all’Interno con delega alla pubblica sicurezza Filippo Bubbico -, né impedire l’ingresso ai minorenni. Sono le famiglie che possono regolare l’accesso ai locali e le frequentazioni dei figli per impedire abusi. Vanno coinvolti i gestori nella sicurezza con strumenti innovativi di lotta al traffico di droga, inclusi gli agenti in borghese nelle discoteche”. Diversamente la pensa Stefano Pedica, suo compagno di partito: “E’ inutile – dice – imporre la chiusura per qualche mese a una sola discoteca per dare l’esempio alle altre, bisogna avere il coraggio di usare misure drastiche, pensando alla chiusura di tutte le discoteche per un anno intero”.
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