Roma, 24 lug. (LaPresse) – Vale sette miliardi di euro l’anno il giro d’affari delle contraffazioni ai danni del ‘made in Italy’: il settore più esposto è quello di moda e abbigliamento che copre il 60% delle frodi; il resto riguarda giocattoli, prodotti enogastronomici, orologeria, audiovisivi e software.
Se ne è parlato a Roma, nel corso di un seminario organizzato dal gruppo Pd della Commissione parlamentare d’inchiesta della Camera sulla contraffazione. L’obiettivo è arrivare in autunno a una proposta di legge che affronti il fenomeno nel suo complesso.
La capogruppo Pd in Commissione, Susanna Cenni, sostiene che “il punto di partenza deve essere la valorizzazione dei prodotti italiani perché la repressione non basta”. Daniela Mainini, presidente del Centro studi anticontraffazione, interpellata da LaPresse, sottolinea: “Non scontiamo tanto la mancanza di leggi adeguate, quanto la scarsa specializzazione sull’argomento nel settore dei giudici penali; e quello che davvero manca e’ un’Autorità della lotta alla contraffazione, che significa riconoscere la gravità e il danno economico che questo problema crea”.
“Partendo dal fatturato del mercato del falso, stimato in 7 miliardi annui dalla Guardia di Finanza – prosegue l Mainini -, dobbiamo aver ben presente che se fossero stati venduti prodotti legali nella stessa quantità si sarebbero avute vendite per oltre 13 miliardi, che avrebbe garantito 110 mila posti di lavoro a tempo pieno”.
E conclude: “Dal punto di vista fiscale riportare sul mercato legale italiano la produzione di beni contraffatti significherrebbe avere un gettito aggiuntivo per imposte dirette e indirette di oltre quattro miliardi di euro annui”.
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