Milano, 20 lug. (LaPresse) – Niente arresti domiciliari per Martina Levato, incinta al nono mese di gravidanza. I giudici della nona sezione del tribunale di Milano le hanno negato l’ammissione agli arresti domiciliari. Resterà dunque a San Vittore e, per il parto, sarà portata in un ospedale esterno. La ragazza bocconiana condannata in primo grado a 14 anni per una serie di aggressioni con l’acido, pianificate e attuate assieme a Alexander Boettcher.

“Un po’ lei se lo aspettava – riferisce il legale della giovane donna, l’avvocato Daniele Barelli, dopo averla vista in carcere – ma ci è rimasta molto male lo stesso. E l’hanno presa malissimo anche i suoi genitori, pensando a lei e al nipotino che sta per arrivare. Con i domiciliari, si vedevano aperta la strada per avere il piccolo in affido. La paventata intenzione del Tribunale per i minorenni di toglierle il bimbo al momento è solo una illazione giornalistica. Martina vuole riconoscerò e tenerlo, come è suo diritto”.

Nelle prossime ore si pronuncerà sugli arresti domiciliari anche il secondo giudice cui è stata presentata istanza, referente per l’inchiesta bis sui raid della coppia. “Poi – anticipa l’avvocato Barelli – molto probabilmente ricorreremo al tribunale del Riesame. L’obbiettivo principale restano i domiciliari a casa della madre e del padre, ma c’è anche l’opzione Icam, il collocamento nell’istituto a custodia attenuata creato a Milano per le mamme detenute con i figli”.

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