di Mauro Ravarino e Antonella Scutiero

Napoli, 14 lug. (LaPresse) – Durante la cattura del boss Michele Zagaria,il 7 dicembre 2011, scomparve una chiavetta usb a forma di cuore che fu consegnata all’imprenditore Orlando Fontana, legato al clan casalese, da un uomo della squadra mobile di Napoli la cui identità è ignota. E’ quanto si legge nell’ordinanza dell’inchiesta che stamattina ha portato all’esecuzione di 13 provvedimenti cautelari su richiesta della Direzione distrettuale antimafia partenopea nei confronti di esponenti e favoreggiatori del clan dei Casalesi.

Nelle quasi 300 pagine di ordinanza si legge che Fontana, fratello dell’imprenditore edile Giuseppe Fontanaáeátitolare della ditta alla quale sono stati aggiudicati in maniera illecita gli appalti, raccontò che “grazie alla complicità di un amico poliziotto e previa consegna della somma di 50 mila euro al precedente detentore aveva ritirato e momentamente custodito il supporto informatico riconducibile a Zagaria prima di passarlo al ‘casapennese'”.

Il fatto sarebbe stato raccontato a Augusto Pezzella – appartenente al clan dei casalesi, fazione Schiavone – che parlando con suo fratello commentava come il racconto di Fontana sembrava aver confermato il coinvolgimento di un ex capo della squadra mobile di Napoli, nello scambio chiavetta – denaro. Nel supporto informatico, secondo gli inquirenti, sarebbero state contenute importanti informazioni sull’affare del clan.

La presenza della pennetta nel bunker è stata confermata dal tecnico informatico dei carabinieri del Ros, che ha constatato che fu utilizzata da Zagaria poco prima del blitz, forse per salvare i dati che il boss non voleva svelare alle forze dell’ordine.

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