di Mauro Ravarino e Antonella Scutiero Napoli, 14 lug. (LaPresse) – L’ex senatore Udeur Tommaso Barbato concorreva esternamente al rafforzamento e alla realizzazione degli scopi del clan Zagaria, E’ quanto scrive il gip nelle pagine del’ordinanza dell’inchiesta che stamattina ha portato all’esecuzione di 13 provvedimenti cautelari su richiesta della Direzione distrettuale antimafia partenopea nei confronti di esponenti e favoreggiatori del clan dei Casalesi.
Secondo la Dda di Napoli Barbato, agendo in qualità di responsabile del settore regionale collegato al ciclo integrato delle acque, successivamente di consigliere regionale in quota Udeur, di senatore del medesimo partito politico e, alla cessazione da tale carica di persona comunque impegnata in attività politiche, procurava a diversi imprenditori (fra cui Licenza Luciano, Fontana Giuseppe, Martino Francesco, Pellegrino Vincenzo e Piccolo Bartolomeo, tutti imprenditori soci di fatto di Zagaria Michele) continue commesse legate a lavori affidati in regime di somma urgenza per la manutenzione e la gestione degli acquedotti regionali della Campania, con conseguente fruizione da parte del clan di uno strumento di sostentamento stabile e di apparente provenienza lecita, ricevendo in cambio dal clan somme di denaro ed appoggio elettorale.
Barbato, si legge ancora, è stato per anni il diretto referente in Regione della compagine di imprenditori legati a Michele Zagaria, beneficiari di ingenti commesse elargite in nome di tale appartenenza.
A riferire dei legami di Barbato con il clan è stato il collaboratore di giustizia Massimiliano Caterino, che diceva in un interrogatorio del luglio 2014: “Era molto amico di Franco Zagaria per avermelo detto lo stesso Franco e Carmine Zagaria. Costoro mi dicevano che per le elezioni politiche del 2006 dovevamo votare e far votare per il partito politico dell’Udeur. Non ho mai avuto rapporti diretti con lui. Posso solo dire che era persona di estrema fiducia di Franco Zagaria il quale di lui parlava molto bene. Si parlava di lui all’interno del clan come persona referente del clan nella Regione Campania, nel senso che egli forniva appoggio al clan in questioni amministrative e politiche relative ai lavori che molti imprenditori di fiducia di Michele Zagaria ricevevano in Regione grazie al suo appoggio”.
Di questo fatto, raccontava ancora Caterino, si parlava molto diffusamente all’interno del clan e ricordo che si trattava di lavori concernenti la materia dell’acqua di importo molto rilevante, stimato in molti milionidi euro. Il periodo a cui faccio riferimento parte dal 2003 al 2005″. Barbato all’epoca era responsabile tecnico della struttura regionale ‘Gestione acquedotti regionali ex Casmez’, affidataria della gestione dell’acquedotto campano.
Franco Zagaria e Tommaso Barbato, si legge nell’ordinanza, sono stati l’anello di congiunzione degli imprenditori collegati al clan di Michele Zagaria e per essi hanno fatto in modo da far veicolare decine di milioni di euro in lavori di somma urgenza nel settore del ciclo integrato delle acque sul territorio della Regione Campania, così alimentando le casse personali della famiglia Zagaria in senso lato.
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