Milano, 28 mag. (LaPresse) – “Qualche mese fa un caro amico mi ha dato una copia del Corriere di venerdì 10 ottobre 1980, che i suoi genitori avevano conservato. La notizia principale della prima pagina ormai ingiallita era l’arresto dei terroristi sospettati di aver commesso l’omicidio di mio padre. All’epoca né i miei familiari né io conoscevamo i genitori del mio amico, che erano stati colpiti dalla nostra vicenda al punto da voler conservare quel quotidiano, per coincidenza giunto nelle mie mani fragile, stropicciato e un po’ rotto proprio il giorno prima di un incontro con alcuni studenti”. Questo il ricordo di Luca Tobagi sulle pagine del ‘Corriere della Sera’ a distanza di 35 anni dall’uccisione del padre, Walter Tobagi, giornalista assassinato dalle Brigate Rosse, il 28 maggio del 1980.
“Ho portato il giornale in aula – prosegue Luca Tobagi – per scorrere con i ragazzi tutte le altre notizie di quella prima pagina. Scioperi, proteste sindacali alla Fiat e altrove, la ‘necessità di un patto sociale’, 170 vittime civili causate da un’azione militare in Iraq, il premio Nobel per la letteratura assegnato a un inaspettato autore polacco, una dichiarazione del Papa (un giovane Giovanni Paolo II), probabilmente destinata a far discutere, sull’inopportunità per gli uomini di guardare con concupiscenza la propria moglie, un articolo sulla ricerca di consenso a sinistra da parte della Democrazia cristiana, speculare alle vicende recenti di un presidente del consiglio Pd spesso accusato di voler fondare una nuova Dc e di cercare consensi anche nel centrodestra, più che a sinistra”.
“Oggi come ieri – sottolinea Luca Tobagi – sono le sfide di quella normalità che dobbiamo affrontare, anche se talvolta è pesante o addirittura rischioso. Quelle vite si sono intrecciate con le nostre, possono averle segnate con momenti da ricordare ed è per questo che possiamo trarne un esempio importante per assumerci le nostre responsabilità, oggi che tocca a noi”.
“Ho pensato spesso con disappunto al fatto che l’Italia, per vari aspetti, non sia cambiata poi molto da quando mio padre è stato ucciso. Dopo gli incontri con gli studenti, in parte ho cambiato idea”, scrive Luca Tobagi. “Ho avuto la sensazione che questa stessa lentezza nel cambiare abbia permesso agli sguardi vivaci degli studenti di osservare il mondo di mio padre, descritto dai vecchi caratteri del Corriere della Sera sulla carta ingiallita e rovinata, e di vederne uno vivo e attuale: non una bacheca di reperti da museo, interessanti ma troppo distanti nel tempo e nello spazio”, prosegue il figlio di Walter Tobagi.
“E questo grazie a una copia vecchia di trentaquattro anni di quel Corriere della Sera in cui mio padre spese molte delle sue energie migliori, che ha creato un legame visibile fra l’Italia del 1980 e quella di oggi, e che da allora porto con me quando incontro dei ragazzi”, conclude Luca Tobagi.
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