Roma, 7 mar. (LaPresse) – “Il discepolo di Gesù non va in chiesa solo per osservare un precetto, per sentirsi a posto con un Dio che poi non deve ‘disturbare’ troppo; va in chiesa per incontrare il Signore e trovare nella sua grazia, operante nei Sacramenti, la forza di pensare e agire secondo il Vangelo. Per cui non possiamo illuderci di entrare nella casa del Signore e ‘ricoprire’, con preghiere e pratiche di devozione, comportamenti contrari alle esigenze della giustizia, dell’onestà e della carità verso il prossimo”. Lo ha detto papa Francesco durante l’omelia nella parrocchia romana di Ognissanti.

“Non possiamo sostituire con ‘omaggi religiosi’ quello che è dovuto al prossimo, rimandando una vera conversione. Il culto, le celebrazioni liturgiche, sono l’ambito privilegiato per ascoltare la voce del Signore, che guida sulla strada della rettitudine e della perfezione cristiana. Si tratta invece di compiere un itinerario di conversione e di penitenza, per togliere dalla nostra vita le scorie del peccato, come ha fatto Gesù, pulendo il tempio da meschini interessi”, ha aggiuntop Francesco.

“La Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium – spiega il Pontefice – definisce la liturgia come ‘la prima e indispensabile fonte alla quale i fedeli possono attingere il vero spirito cristiano’. Ciò significa riaffermare il legame essenziale che unisce la vita del discepolo di Gesù e il culto liturgico. Esso non è anzitutto una dottrina da comprendere, o un rito da compiere, è naturalmente anche questo, ma è essenzialmente una sorgente di vita e di luce per il nostro cammino di fede. Pertanto, la Chiesa ci chiama ad avere e promuovere una vita liturgica autentica, affinché vi possa essere sintonia tra ciò che la liturgia celebra e ciò che noi viviamo nella nostra esistenza. Si tratta di esprimere nella vita quanto abbiamo ricevuto mediante la fede”.

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