Roma, 25 feb. (LaPresse) – “Oggi la realtà criminale e terroristica ha caratteristiche particolari, c’è un fattore di rischio molto accentuato per noi rispetto al passato perché i teatri di guerra sono molto più vicini a noi. Lo scenario e gli attori coinvolti sono complessi e riguardano spesso e volentieri direttamente i confini dell’Unione Europea”. Così Alessandro Pansa, capo della polizia e direttore del Dipartimento pubblica sicurezza in audizione alla Camera davanti alle commissioni riunite Giustizia e Difesa sul decreto anti terrorismo. “L’immigrazione – ha aggiunto – non è sicuramente sinonimo di terrorismo. Sui barconi a noi non risulta che ci siano i terroristi ma a priori non siamo in grado di escluderlo”.

TREMILA FOREIGN FIGHTERS DA UE, 60 DA ITALIA. “Per quanto riguarda i foreign fighters – ha spiegato Pansa – si conta che solo i combattenti provenienti dall’Unione europea, sono più di 3mila. Sono partiti per i territori di combattimento e alcuni sono già rientrati. In Italia ne contiamo 60. Cinque sono proprio di origine italiana, altri due hanno la doppia nazionalità”. “Già sono parecchi quelli rientrati – ha aggiunto -. Alcune centinaia”. Ai foreign fighters vanno poi aggiunti, ha ricordato “i cosiddetti ‘lupi solitari’, soggetti che si sono autoformati” sentendosi coinvolti nel conflitto.

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