Grosseto, 26 gen. (LaPresse/EFE) – “Che Dio abbia pietà di Schettino perché noi non possiamo averne alcuna”. Così il sostituto procuratore di Grosseto, Stefano Pizza, ha concluso la sua parte di requisitoria, prima di passare la parola alla pm Maria Navarro, al processo che vede imputato il comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino. Ci sono volute 15 ore, spalmate su più giorni, per la formulazione della richiesta di condanna da parte della procura: 26 anni e 3 mesi di reclusione arrivati dopo un articolato resoconto dei fatti affidato a tre pubblici ministeri. Nel suo appello, il procuratore Pizza ha affermato che quella di Schettino è “una colpa cosciente. Si può dire che il comandante abbia cumulato in sé la figura dell’incauto ottimista e quella dell’abile idiota, producendo quella dell’incauto idiota”. La procura, inoltre, ha escluso nelle sue conclusioni l’errore del timoniere, denunciato invece da Schettino, ritenendo che “si tratta di un fatto irrilevante”.

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