Bari, 22 dic. (LaPresse) – I finanzieri del gruppo investigazione criminalità organizzata di Bari hanno sequestrato una profumeria e due immobili a Japigia, quartiere di Bari, tre autovetture e nove rapporti finanziari, per un valore complessivo di circa 1,2 milioni di euro. I due provvedimenti sono stati emessi dal tribunale di Bari, sezione misure di prevenzione (presidente Francesca La Malfa, giudici delegati Ida Iura e Rosa Caramia), su proposta del procuratore della Repubblica di Bari, in applicazione della normativa antimafia contenuta nel D.Lgs. 159/2011. Le indagini hanno dimostrato che i beni, ai quali sono stati posti i sigilli, intestati formalmente a dei prestanome, sono, in realtà nella disponibilità di due pregiudicati, Matteo Bombacigno, classe 1962 e Antonio Busco, classe 1982, soggetti vicini agli ambienti della criminalità organizzata della città.In particolare Bombacigno, già destinatario di un provvedimento di sorveglianza speciale di pubblicasicurezza, è gravato da numerosi precedenti per reati contro il patrimonio, come furto, ricettazione e reati in materia di stupefacenti in quanto affiliato allo storico clan Parisi di Japigia.
Nell’ottobre 2012, Bombacigno è stato arrestato per porto e detenzione di una pistola automatica con matricola abrasa che aveva nascosto all’interno della pizzeria gestita dalla moglie. Busco Antonio, invece, attualmente sottoposto dallo scorso mese di febbraio, per tre anni, a sorveglianza speciale, ha subito nel 2008 una condanna a quattro anni di reclusione per associazione mafiosa e traffico di stupefacenti ed appartiene al clan Capriati egemone nel borgo antico di Bari. Numerosi i suoi precedenti in materia di armi. Nel 2004 fu trovato in possesso di una pistola con dieci colpi nel caricatore, nascosta sotto il letto insieme ad uno scanner usato per intercettare le frequenze radio delle forze di polizia.
Nel 2010, ha forzato un posto di blocco, tentando la fuga a bordo di uno scooter. I militari lo inseguirono e bloccarono, ma lui si difese sparando. Attraverso l’analisi e il confronto delle informazioni, estratte dalle diverse banche dati (anagrafe tributaria, anagrafe dei rapporti finanziari, S.D.I. e applicativo molecola dello S.C.I.C.O.), la guardia di finanza ha appurato l’assoluta sproporzione tra i beni dei due pregiudicati e la loro capacità economica lecita. Bombacigno e Busco, infatti, non hanno mai prodotto nella loro vita redditi ufficialmente dichiarati. Il tribunale di Bari – sottolinea una nota delle Fiamme Gialle – farà ogni sforzo per assicurare la prosecuzione dell’attività commerciale sequestrata, già affidata ad un amministratore giudiziario.
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