Palermo, 15 dic. (LaPresse) – Duro colpo al patrimonio della famiglia mafiosa del latitante Matteo Messina Denaro: gli uomini del Gico e dello Scico della guardia di finanza, insieme con i Ros dei carabinieri, hanno eseguito un maxi sequestro del valore di 20,3 milioni di euro. Si tratta di aziende, attività agricole e commerciali, terreni e fabbricati, auto, beni mobili e disponibilità finanziarie. Il sequestro è stato disposto dalle sezioni Misure di Prevenzione dei tribunali di Palermo e Trapani, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo.

I personaggi coinvolti sono stati tutti arrestati nel dicembre 2013, perchè considerati, a vario titolo, come ‘supporto’ agli interessi economici del boss di Castelvetrano e alla sua stessa latitanza. la ricostruzione fatta da inquirenti e investigatori, infatti, ha permesso di delineare le infiltrazioni di Cosa nostra negli affari di diverse società e attività agricole e commerciali: realtà imprenditoriali dislocate in Sicilia e nel meridione d’Italia.

Fiamme gialle e carabinieri hanno evidenziato inoltre l’esistenza di “un circuito imprenditoriale teso ad assicurare un completo controllo economico del territorio nel settore dell’edilizia attraverso la spartizione di importanti commesse”. Nel mirino degli inquirenti i beni di Giovanni Filardo, cugino del superlatitante, cui è stata sequestrata, tra le altre cose, l’azienda ‘Bf Costruzioni Srl’: un’impresa di cui è coproprietario, insieme con la moglie, Francesca Maria Barresi. Quest’ultima azienda, secondo il collaborante Lorenzo Cimarosa, anche lui cugino di Messina Denaro, sarebbe il perno di un giro di denaro che avrebbe come unico scopo quello di sostenere la famiglia del latitante. “La ‘BF Costruzioni’ è formalmente di proprietà di Giovanni Filardo – ha messo a verbale Cimarosa – ma in realtà, per quanto mi consta, vi sono messi di fatto di proprietà di Vincenzo Panicola (marito di Patrizia Messina Denaro, ndr) e Filippo Guttadauro (padre di Francesco, detenuto da anni, ndr)”.

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