Roma, 2 dic. (LaPresse) – La Corte di giustizia dell’Unione europea ha condannato l’Italia a pagare una multa forfettaria di 40milioni di euro alla Commissione europea per l’inadempimento della normativa Ue in materia di gestione dei rifiuti e delle discariche. Oltre alla somma iniziale, l’Italia dovrà pagare una penalità semestrale fino a un massimo di 42,8 milioni, importo “dal quale – si legge nella sentenza – saranno detratti 400.000 euro per ciascuna discarica contenente rifiuti pericolosi” messa a norma e 200 mila euro per ogni altra discarica messa a norma. Per ogni semestre successivo, la penalità sarà calcolata a partire dall’importo stabilito per il semestre precedente detraendo i predetti importi in ragione delle discariche messe a norma in corso di semestre.

In particolare la Corte aveva stabilito, già sette anni fa, il mancato rispetto delle direttive relative ai rifiuti generici, ai rifiuti pericolosi e alla gestione delle discariche e con la sentenza di oggi ribadisce “che la Repubblica italiana avrebbe dovuto mettere in atto misure strutturali di carattere generale e durevole al fine di porre rimedio all’inadempimento generale e persistente constatato dalla Cortenella sentenza” del 2007.

Nel 2013, la Commissione ha ritenuto che l’Italia non avesse ancora adottato tutte le misure necessarie per dare esecuzione alla sentenza del 2007. In particolare, 218 discariche ubicate in 18 delle 20 regioni italiane non erano conformi alla direttiva ‘rifiuti’; inoltre, 16 discariche su 218 contenevano rifiuti pericolosi in violazione della direttiva ‘rifiuti pericolosi’; infine, l’Italia non aveva dimostrato che cinque discariche fossero state oggetto di riassetto o di chiusura ai sensi della direttiva ‘discariche di rifiuti’.

“Nel corso della presente causa – scrivono i giudici – la Commissione ha affermato che, secondo le informazioni più recenti, 198 discariche non erano ancora conformi alla direttiva ‘rifiuti’ e che, di esse, 14 non erano conformi neppure alla direttiva ‘rifiuti pericolosi’. Inoltre, sarebbero rimaste due discariche non conformi alla direttiva ‘discariche di rifiuti’. Nell’odierna sentenza, la Corte ricorda innanzitutto che la mera chiusura di una discarica o la copertura dei rifiuti con terra e detriti non è sufficiente per adempiere agli obblighi derivanti dalla direttiva ‘rifiuti’. Pertanto, i provvedimenti di chiusura e di messa in sicurezza delle discariche non sono sufficienti per conformarsi alla direttiva”.

E così “la Corte trae la conclusione che l’Italia non ha adottato tutte le misure necessarie a dare esecuzione alla sentenza del 2007 e che è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza del diritto dell’Unione. Di conseguenza, la Corte condanna l’Italia a pagare una somma forfettaria di 40 milioni di euro”.  La Corte rileva poi che l’inadempimento perdura da oltre sette anni e che, dopo la scadenza del termine impartito, le operazioni sono state compiute con grande lentezza; un numero importante di discariche abusive si registra ancora in quasi tutte le regioni italiane.

“Essa considera quindi opportuno infliggere una penalità decrescente, il cui importo sarà ridotto progressivamente in ragione del numero di siti che saranno messi a norma conformemente alla sentenza, computando due volte le discariche contenenti rifiuti pericolosi. L’imposizione su base semestrale – spiegano i giudici – consentirà di valutare l’avanzamento dell’esecuzione degli obblighi da parte dell’Italia. La prova dell’adozione delle misure necessarie all’esecuzione della sentenza del 2007 dovrà essere trasmessa alla Commissione prima della fine del periodo considerato”.

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