Roma, 23 nov. (LaPresse) – Il conto alla rovescia per il lancio della Soyuz verso la Stazione spaziale orbitante non inizia da 10, ma da 10800 secondi: ovvero tre ore prima del lancio vero e proprio. E’ una tradizione russa. A spiegarlo è Stefano Sandrelli, dell’Istituto nazionale di astrofisica, da ‘Avamposto 42, guida galattica per terresti in missione’, un sito ospitato dall’Agenzia spaziale europea e curato da una comunità di collaboratori italiani dell’Esa. Si tratta di un blog tra il serio e il faceto, con molte informazioni approfondite e competenti raccontate in tono personale. Da cosa deriva il titolo? “La risposta – si legge nella presentazione – alla ‘Domanda fondamentale sulla Vita, l’Universo e tutto quanto’ è 42, rivela il super computer Pensiero Profondo, dopo averci pensato per sette milioni e mezzo di anni”. Il riferimento è alla ‘Guida galattica per gli autostoppisti’, il romanzo di fantascienza umoristica di Douglas Adams.
Nei primi due minuti di volo, spiega Sandrelli, il veicolo è spinto verso l’alto da quattro propulsori (ognuno di circa 20 metri, tanto per dare un’idea delle dimensioni), che si sganceranno al termine del loro compito. In meno di cinque minuti verranno bruciate 225 tonnellate di RP-1 e ossigeno liquido. L’RP-1 e un cherosene ad alta raffinazione simile al combustibile per aviogetti.
In poco meno di 10 minuti, la Soyuz si troverà a orbitare intorno al nostro pianeta a velocità di 25.000 km/h, a circa 210 km di quota, 190 km sotto l’orbita della Stazione spaziale internazionale. Il primo compito della navicella sarà di innalzare la proprio altezza: questa fase è un vero e proprio inseguimento orbitale, degno della migliore fantascienza classica: una navicella che corre alla volta di una Stazione spaziale. Nel corso di circa 4 orbite, la Soyuz si alza di quota automaticamente, mentre l’equipaggio verifica i sistemi di bordo con l’aiuto del centro di controllo russo.
Una volta che tutto sia a posto e che la Soyuz sia allineata con il portellone di attracco della Stazione Spaziale, a una distanza di circa 100 metri, il centro di controllo verifica l’allineamento. Poi inizia la fase finale di avvicinamento tra le due navicelle, che si muovono a una velocità relativa di pochi centimetri al secondo. Il rendezvous è automatico, come pure l’attracco, ma l’equipaggio è addestrato per prendere il comando manuale della Soyuz, nel caso in cui qualcosa non funzionasse.
“Samantha (Cristoforetti, ndr) – spiega – ci ha raccontato tutto questo nel suo Diario di Bordo (Altri esami Soyuz passati dal nostro equipaggio!)”.
Dopo l’attracco, l’equipaggio esegue il bilanciamento della pressione dell’aria tra la Soyuz e l’avamposto in orbita. Dopo essersi tolti le tute di volo, gli astronauti aprono i boccaporti per entrare nella casa in orbita che li ospiterà nei sei mesi successivi.
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