di Ilaria Leccardi

Casale Monferrato (Alessandria), 21 nov. (LaPresse) – La gente a Casale Monferrato continua a morire per l’amianto. Due sono le persone che si sono spente a causa del mesotelioma da mercoledì, giorno della lettura della sentenza di Cassazione, che ha annullato la condanna a 18 anni di carcere per il magnate svizzero Stephan Schmidheiny. Eppure Casale Monferrato non si piega. A dimostrarlo sono le tremila persone che questa sera hanno sfilato per le vie della città per una fiaccolata silenziosa. In testa i bambini, seguiti dalle autorità. Il sindaco Titti Palazzetti, il presidente della regione Piemonte Sergio Chiamparino, il presidente della provincia di Alessandria, Maria Rita Rossa. Ma soprattutto gli storici leader della lotta. Bruno Pesce su tutti, il sindacalista il cui volto questa sera, forse per la prima volta in tanti anni, si è marcato di lacrime. Nel corso dell’assemblea cittadina convocata prima della fiaccolata, alle sue parole rotte dal pianto ha fatto seguito un lungo applauso e l’abbraccio di una città che resiste.

LA LOTTA PROSEGUE. “La sentenza Eternit – ha detto Pesce dal palco – viola i principi fondamentali dei diritti umani”, ma la “battaglia non finisce qui, intraprenderemo tutte le lotte possibili in ogni parte del mondo”. Una promessa a cui fanno eco le parole di Romana Balsotti Pavesi, presidente dell’Afeva (Associazione familiari vittime amianto), che a causa della sostanza killer ha perso cinque cari, tra cui figlia e marito. “Non riesco a sentire che abbiamo perso”, ha affermato, aggiungendo: “Andando a Roma avevo tanta paura, ma quel criminale di Stephan Schmidheiny non ha vinto completamente, non vincerà mai. Lo svizzero non potrà mai venire da noi a dire di essere innocente. Noi con il processo di Torino abbiamo veramente sconvolto il mondo”.

CHIAMPARINO: CI SI VERGOGNA DI ESSERE ITALIANI. Forti anche le parole pronunciate dalle autorità. “Non mi aspettavo che un omicidio plurimo continuato potesse andare prescritto”, ha detto Chiamparino, continuando: “Ho espresso indignazione perché quando lo stesso procuratore generale dice che il diritto contrasta con la giustizia, una persona normale come risponde? Non si può che essere indignati. Ci si vergogna un po’ di essere cittadini italiani”. Nei prossimi giorni i rappresentanti della città torneranno a Roma, dove vedranno la presidente della Camera Laura Boldrini. E in quell’occasione, spiega il sindaco Palazzetti, “chiederemo al presidente del Consiglio Matteo Renzi di non lasciare sola Casale Monferrato, di affrontare il problema delle bonifiche e di poter accedere ai fondi strutturali europei”.

EX OPERAIO: TEMIAMO PER LA NOSTRA VITA. All’assemblea erano presenti anche ex lavoratori della fabbrica casalese. Tra loro Pietro Condello, 69 anni, 20 dei quali passati nello stabilimento a lavorare l’amianto. “Sono molto arrabbiato per la sentenza. Per fortuna non sono andato a Roma, altrimenti non so come avrei reagito. Oggi temo per la mia vita, qui a Casale temiamo tutti per la nostra vita”, ha affermato, indossando la tuta blu che lo ha reso celebre già nel corso dei primi due gradi di giudizio. Proprio dopo la sentenza di secondo grado, in segno di gratitudine, Condello regalò una delle sue tute blu al pm Raffaele Guariniello.

DELEGATA BRASILIANA: LA VITA DI SCHMIDHEINY SARA’ UN INFERNO. Come già in occasione delle sentenze di primo e secondo grado, anche in questo caso sono giunte in Italia delegazioni da tutto il mondo. Sedici persone sono arrivate dal Brasile, terzo Paese produttore di amianto nel mondo. “Dopo la sentenza di Cassazione siamo molto arrabbiati. Il nostro obiettivo sarà portare avanti la lotta e rendere la vita di Stephan Schmidheiny un inferno”, ha commentato Fernanda Giannasi, ingegnere brasiliana, membro della delegazione che ieri a Torino ha incontrato Raffaele Guariniello. In Brasile, dove l’amianto è vietato solo in sei Stati su 27, negli ultimi 10 anni si sono registrati almeno 2.400 casi di mesotelioma.

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