Roma, 20 nov. (LaPresse) – “La sentenza ha dichiarato che l’amianto è prescritto, noi tutti i giorni constatiamo che non è così perché continua a mietere vittime, a Casale e nel resto d’Italia”. Così Bruno Pesce, coordinatore dell’Afeva di Casale Monferrato, nel corso di una conferenza stampa convocata dopo la sentenza emessa ieri dalla Corte di Cassazione che ha annullato senza rinvio la sentenza di appello (che prevedeva la condanna a 18 anni di reclusione nei confronti del miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, accusato di disastro ambientale doloso) per intervenuta prescrizione nell’ambito del processo Eternit. “Nonostante quello che dice la sentenza il disastro è ancora in azione. Altrimenti chi decide di mettere una bomba a orologeria basta che azioni l’orologio dopo i termini di prescrizione e la fa franca – ha aggiunto – Sembra ironia ma è la logica di questa sentenza ottocentesca”.

“Ci sono ancora le vittime e ce ne sono di nuove, sono centinaia – ha ricordato Pesce – Chiediamo allo Stato italiano di non abbandonare le vittime. Fino ad ora abbiamo contrastato il colosso Eternit con il volontariato, con l’organizzazione dei familiari delle vittime. Sarebbe ora che gli Stati si ponessero il problema di assicurare il garantismo non solo per chi commette un reato ma a tutela delle vittime di reati cosi spaventosi”. Difficile riprendere la battaglia dopo la brutta giornata di ieri. “Adesso dobbiamo superare il momento di sconforto, di rabbia e di pianto ci ha invasi tutti stanotte – ha ammesso – L’alternativa è quella di alzare le mani e farci portare a spasso come cagnolini. Siamo coscienti del rischio sfiducia ma più grande è l’ingiustizia più forte deve essere la reazione di tutti noi. La storia ci insegna che ci sono state difficoltà terrificanti e c’è stato chi ha avuto la forza di resistere”.

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