Roma, 20 nov. (LaPresse) – “La mia lotta è iniziata nel 1982, ho detto tutto”. Romana Blasotti, 85 anni e la voglia di continuare a combattere di una ventenne, si presenta. “Tranquilli, vi racconto tutto”, spiega davanti ai cronisti che si affannano a strapparle una battuta il giorno dopo la sentenza emessa ieri dalla Corte di Cassazione che ha annullato senza rinvio la sentenza di appello (che prevedeva la condanna a 18 anni di reclusione nei confronti del miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, accusato di disastro ambientale doloso) per intervenuta prescrizione nell’ambito del processo Eternit.
Dal 1988 Romana Blasotti è presidente dell’associazione familiari vittime dell’amianto di Casale Monferrato. “Ormai è un simbolo che appartiene a tutto il mondo”, spiega chi da anni la assiste nella battaglia. “Dopo tanti anni di lotta c’è tanta amarezza. Io ho perso 5 familiari. Il criminale Schmidheiny non sa cosa vuol dire. Lui è un criminale che per soldi ha fatto morire la gente. Noi con i nostri giudici e i nostri avvocati combatteremo ancora. Siamo pronti. In questi anni con il processo fatto a Torino che ha smosso tutto il mondo dell’amianto noi abbiamo fatto tanto. Non siamo riusciti in tutorio, lo ammetto ma voglio essere ancora ottimista”. La signora Romana non ha per nulla apprezzato l’arringa del nuovo avvocato della difesa Franco Coppi: “Non ho mai sentito in tanti anni nessun avvocato essere così indifferente verso le vittime. Mai avevo sentito tanta arroganza. Ho provato una grande mortificazione: ha tenuto fuori le lui vittime. Lui ha parlato di legge, noi abbiamo i morti”.
Non cambia il giudizio sul “criminale” Schmidheiny, “perché non posso certo definirlo signore” “Io non ho mai avuto rancore e non ne voglio avere, io voglio vivere serena – spiega la signora Romana -. Gli auguro con tutta me stessa, però, che abbia per un solo giorno, oggi, domani o tra un anno, la possibilità di sentire un po’ di rimorso per le persone che sono morte perché lui facesse tanti soldi. A noi non può dire di essere innocente. Noi sappiamo come è andata. Mio marito ha intuito negli ultimi anni il pericolo, prima era tutto nascosto. Io l’ho vista la fabbrica. Spero che un giorno o l’altro senta il peso delle morti”. Tra un sorso d’acqua e l’altro, per buttar giu fatica e amarezza, la signora Romana ha voglia di guardare al futuro. “Quando abbiamo iniziato questa battaglia ci siamo prefissi di salvare le nostre generazioni future, quello il nostro scopo. C’è una grande speranza. I ragazzi sono la nostra speranza. Noi abbiamo cercato di difenderci e sembra che non ci siamo riusciti ma i ragazzi vinceranno la loro battaglia. Non con la violenza ma con l’intelligenza”.
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