Bologna, 20 nov. (LaPresse) – “E’ stato indispensabile intervenire con urgenza per impedire che le condotte criminali, l’uso dell’esplosivo e la folle velocità in autostrada potessero causare danni più gravi”. Valter Giovannini, procuratore aggiunto di Bologna, ha partecipato all’inchiesta coordinata dal pm Francesco Caleca e ha commentato così il fermo di 8 uomini tra 30 e 42 anni, tutti della provincia di Bologna, ritenuti responsabili di almeno quattro colpi con esplosivo, tentati o andati a segno, in sportelli Bancomat del Nord Italia avvenuti sabato scorso e il precedente. Sono stati tutti portati al carcere della Dozza con le accuse di associazione a delinquere, furto aggravato e porto di esplosivi, gli otto, che secondo il nucleo operativo dei carabinieri di Bologna che dallo scorso marzo ne seguiva le mosse agivano con ruoli ben precisi e utilizzando metodi da professionisti.
Per i colpi venivano usati i cosiddetti ‘ordigni esplosivi improvvisati’, micidiali secondo i militari a causa della polvere detonante e di una barra metallica collegata con un cavo elettrico a una batteria. La deflagrazione non ha mai fatto feriti, in nessuno dei 4 casi, ma arrecato danni strutturali. La banda si muoveva utilizzano 4 Audi, di cui una tenuta a Cesano Boscone (quella che nelle intercettazioni gli arrestati chiamano sempre “la macchina”), una station Wagon, e le altre nei 4 garage posseduti tra Bologna e San Lazzaro: in uno di questi, nella centrale via Torreggiani, la gang teneva gli utensili e fabbricava gli ordigni. Una Fiat Punto, infine, era ‘pulita’ e utilizzata in avanscoperta. Gli 8 viaggiavano sempre in formazione, in modo analogo nei 4 colpi, due andati a segno con quasi 150mila euro di bottino. In autostrada toccavano anche i 260 chilometri orari. Le mogli, spesso intercettate dagli investigatori, erano al corrente delle attività criminali e talvolta partecipavano anche alle riunioni preparatorie.
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