Torino, 18 nov. (LaPresse) – E’ attesa per domani a Roma la sentenza di Cassazione del processo Eternit. Il 3 giugno 2013 era stata emessa la sentenza di appello dalla Corte d’Assise di Torino: 18 anni di carcere al miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, unico imputato alla sbarra, dopo la morte poche settimane prima del barone belga 92enne Louis De Cartier De Marchienne. In primo grado, il 13 febbraio 2012, i due erano stati condannati alla pena di 16 anni di reclusione.
PRESIDIO DAVANTI ALLA CORTE. In vista della sentenza, che dovrebbe arrivare in giornata, l’Associazione familiari vittime amianto (Afeva) ha convocato un presidio davanti alla Corte di Cassazione. Un centinaio di persone sono partite oggi da Casale Monferrato, città in provincia di Alessandria ampiamente colpita dal disastro dell’amianto, che ospitava uno degli stabilimenti Eternit in Italia. Gli altri si trovavano a Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli).
SENTENZA DI SECONDO GRADO RIFORMATA. Rispetto alla sentenza di primo grado, quella di appello ha visto la pena carceraria crescere di due anni, poiché il reato di disastro doloso permanente è stato riconosciuto anche per i siti di Rubiera e Bagnoli, oltre che Casale Monferrato e Cavagnolo. Ma è diminuito il numero delle parti civili risarcite. Inoltre, la sentenza ha considerato prescritto il reato di omissione dolosa di misure di sicurezza all’interno degli stabilimenti. Per quanto riguarda De Cartier, in secondo grado il giudice ha dichiarato il “non doversi procedere”, vista la morte. In ogni caso, secondo la Corte, il barone non avrebbe commesso il fatto prima del 1966. Revocate inoltre nei suoi confronti le sanzioni accessorie e civili, e quelle civili per la Etex, azienda che a lui faceva capo. Per quanto riguarda Schmidheiny, il giudice ha stabilito che il periodo in cui il miliardario svizzero gestì la Eternit va dal giugno del 1976, per gli stabilimenti di Casale Monferrato, Cavagnolo e Bagnoli, e dall’80 per quello di Rubiera, e arriva fino al giugno del 1986 per Casale e Cavagnolo, fino al 1985 per Bagnoli, fino al 1984 per Rubiera. L’imputato, nonostante la fabbrica sia passata di mano nel 1972, è stato quindi assolto per il periodo che va fino a giugno 1976, per non aver commesso il fatto.
MANCATO RISARCIMENTO INAIL, 31 MILIONI A CASALE. Nonostante i familiari delle vittime avessero dimostrato soddisfazione per la sentenza, c’era stato dissapore per la decisione di non stabilire alcun risarcimento a favore di Inail e Inps. Alte invece le provvisionali delle altre parti civili. Al Comune di Casale Monferrato erano stati riconosciuti 30,9 milioni di euro, mentre alla Regione Piemonte 20 milioni. Maxi risarcimento anche per la Asl di Alessandria, 5 milioni di euro, e per il Comune di Rubiera, 2 milioni. Riconosciuti risarcimenti anche per i singoli individui che si sono costituiti parte civile, per tutti 30mila euro.
VALORE INTERNAZIONALE DEL PROCESSO. Come già in occasione delle sentenze di primo e secondo grado, il processo Eternit è seguito con particolare attenzione anche all’estero. Attese a Roma delegazioni da Francia, Svizzera e Belgio. Inoltre, una quarantina di rappresentanti del Brasile, Paese dove l’amianto è vietato solo in cinque Stati su 27, sono attesi a Casale. Tra loro anche tre procuratori, guidati da Luciano Lima Leivas, responsabile nazionale del programma di divieto dell’amianto in Brasile, che hanno in programma un incontro a Torino con Raffaele Guariniello, il pm che ha guidato le indagini.
LA STRAGE DELL’AMIANTO. Gli stabilimenti Eternit operativi in Italia erano quattro. Oltre al più grande, quello di Casale Monferrato, chiuso nel 1986, c’erano impianti a Rubiera, Cavagnolo e Bagnoli. In tutto, è accertato che la fibra killer lavorata in questi siti abbia provocato più di tremila vittime, principalmente per mesotelioma, il tumore causato dall’amianto. Secondo gli esperti, il picco dei decessi non si è ancora raggiunto, dovrebbe venire toccato nel 2025, e ogni anno a Casale Monferrato si registrano 50 nuovi casi di mesotelioma pleurico, 70 nella provincia di Alessandria, che coinvolgono sempre più persone che in fabbrica non avevano mai lavorato.
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