Tremonti indagato per corruzione, perquisizioni nello studio di Milano

Tremonti indagato per corruzione, perquisizioni nello studio di Milano

Milano, 30 ott. (LaPresse) – Giulio Tremonti è indagato per corruzione. I carabinieri del nucleo investigativo di Milano hanno effettuato delle perquisizioni nella sede milanese dello studio di consulenza legale e fiscale Tremonti Vitali Romagnoli Piccardi e Associati. L’operazione rientra nell’inchiesta, condotta dai pm di Milano Roberto Pellicano e Giovanni Polizzi, su una presunta tangente da 2,4 milioni versata allo studio di Tremonti nel 2009. Questa mattina il Corriere della Sera e L’Espresso hanno anticipato che per questa vicenda sono stati indagati Giulio Tremonti, il suo socio Enrico Vitali, l’ex numero uno di Finmeccanica Enrico Guarguaglini e l’ex direttore finanziario del gruppo Alessandro Pansa.

Stamattina ‘L’Espresso’ aveva pubblicato la notizia che il reato ipotizzato dalla Procura di Milano sarebbe di tipo ministeriale: una presunta tangente sarebbe stata versata dall’industria statale Finmeccanica per ottenere, nel maggio 2008, il via libera dell’allora ministro dell’Economia all’acquisizione del gruppo statunitense Drs, un grande fornitore di tecnologie militari. Il versamento della tangente, secondo l’accusa, sarebbe stato mascherato con una consulenza intestata allo studio tributario fondato da Tremonti: una fattura da due milioni e 400mila euro più Iva, che ora i magistrati giudicano falsa. L’affare internazionale si rivelò poi disastroso per le casse dello Stato. Il gruppo Finmeccanica, all’epoca guidato da Pierfrancesco Guarguaglini, ha infatti pagato un prezzo altissimo per l’acquisto di Drs: cinque miliardi e 200 milioni di dollari. Oggi il valore dell’azienda americana si è quasi dimezzato: a conti fatti, lo Stato italiano ci ha rimesso più di due miliardi dollari.

Tra i consulenti privati scelti da Finmeccanica per farsi assistere in quell’affare compare lo studio Vitali, Romagnoli, Picardi e associati, che ha come socio fondatore proprio Tremonti. L’ex ministro era stato attaccato più volte, in passato, per i presunti conflitti d’interessi legati a quello studio tributario, ma ha sempre replicato di non aver mai mescolato il proprio ruolo di ministro con quello di consulente privato: ogni volta che è tornato al Governo, Tremonti ha rivendicato di aver lasciato ai partner tutte le attività dello studio, restandone socio esterno, per ridiventarne titolare quando poi ha perso la carica. L’accusa di corruzione è stata formalizzata dai pubblici ministeri Roberto Pellicano e Giovanni Polizzi, d’intesa con il loro ex aggiunto Alfredo Robledo, dopo un vertice con il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati, che ha esaminato gli atti e autorizzato personalmente l’avvio della procedura per i reati ministeriali.

Tra gli indizi raccolti dai pubblici ministeri c’è un anomalo cambio di linea di Tremonti: durante le trattative, l’allora titolare dell’Economia si era dichiarato contrario all’operazione Drs. Il suo parere sarebbe però diventato favorevole all’improvviso, proprio alla vigilia dell’accordo, dopo che lo studio professionale da lui fondato aveva siglato quel contratto di consulenza con Finmeccanica. L’imprevisto mutamento della posizione di Tremonti è stato confermato anche da fonti a lui vicine, come il suo ex braccio destro, Marco Milanese, ex parlamentare di Forza Italia, nel frattempo arrestato per corruzione nell’inchiesta sul Mose di Venezia. L’ipotesi che la consulenza a Finmeccanica fosse fittizia, cioè priva di un vero contenuto, viene ricavata dai magistrati anche da altre testimonianze, oltre che dai tempi strettissimi: l’azienda statale avrebbe conferito l’incarico allo studio privato appena cinque giorni prima di siglare l’acquisizione miliardaria.

Il nome dell’ex ministro è stato iscritto nel registro degli indagati due settimane fa. In questi giorni la Procura ha fatto partire la formale procedura di trasmissione degli atti al Tribunale dei ministri, composto da tre giudici estratti a sorte. La procedura è regolata da una legge costituzionale del 1989, che assicura ai ministri indagati il massimo del garantismo: scoperta una notizia di reato, la Procura non può cercare prove, ma deve “omettere ogni indagine” ed entro 15 giorni dall’iscrizione, è obbligata per prima cosa ad avvisare l’indagato con un’informazione di garanzia, che a questo punto è in fase di notifica. Nelle prossime settimane, quindi, Tremonti potrà esaminare gli atti e proporre la sua difesa non alla procura, ma direttamente al tribunale dei ministri.

L’inchiesta milanese è un troncone delle istruttorie su Finmeccanica avviate dalle Procure di Napoli e Roma. Al centro di quelle indagini c’era Lorenzo Cola, un faccendiere romano che nell’era di Guarguaglini era diventato un’eminenza grigia di Finmeccanica. I magistrati hanno scoperto che proprio Cola ha gestito tutta la trattativa su Drs, fissando il prezzo senza alcuna verifica indipendente. Finmeccanica avrebbe pagato anche a Cola una consulenza molto anomala: 16 milioni e mezzo di dollari, che l’azienda statale gli avrebbe versato su un conto offshore.

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