Di Benedetta Dalla Rovere

Milano, 24 ott. (LaPresse) – Sono passati otto mesi. E in mezzo ci sono state carte bollate, fax, telefonate e lunghe, lunghissime attese. Ma adesso che la sua storia è finita sui giornali e tv, per Giovanni Piccitto, che sta combattendo perché dopo un trasloco di appena 40 metri, dal civico 10 all’1 di via Nino Bixio a Milano, la sua tabaccheria possa riprendere a funzionare normalmente, pare tutto risolto.

La prima a farsi via è stata la Sisal, che, a differenza di Lottomatica, da luglio scorso non aveva ancora collegato il terminale per quale Piccitto pagava regolarmente la quota mensile. E’ una storia di malaburocrazia, la sua, ancora più incredibile se si pensa che la tabaccheria si trova nel cuore di Milano, a poche centinaia di metri da porta Venezia.

A raccogliere per prima lo sfogo del negoziante è stata LaPresse e la vicenda è stata subito ripresa dal Corriere della Sera, da La7 e da Telelombardia. In breve, Piccitto e il suo negozio sono diventati un simbolo per i tanti milanesi che si oppongono alle lentezze inspiegabili del sistema e del Comune di Milano.

“Vengono persone che abitano dall’altra parte della città perché hanno saputo della mia storia e vogliono manifestarmi il loro appoggio”, racconta Piccitto che ha aperto la sua attività solo due anni fa, dopo aver archiviato una carriera da ingegnere informatico che lo ha portato dalla sua Napoli a Milano. Nell’ultimo periodo ha fatto il manager alla Cisco, dove coordinava un team di diverse persone. “Il centro di ricerca dove lavoravo, alle porte di Milano, ha chiuso nel 2014 e i pochi colleghi rimasti ora sono a Vimercate. Io sono uscito in tempo”, racconta senza smettere di servire i molti clienti che entrano ed escono dal suo negozio.

Nella licenza per la tabaccheria ha investito tutta la liquidazione, più circa 40 mila euro di risparmi della famiglia. Una scelta che avrebbe potuto portarlo alla rovina: finchè la Sisal, pochi giorni fa, ha acceso di nuovo il terminale, con il quale non si gioca solo al SuperEnalotto o al Totocalcio, ma si pagano anche ricariche telefoniche e bollettini: ogni settimana l’incasso diminuiva di circa al 60% . “Due giorni fa è arrivato un tecnico giovane, tutto affannato, che mi ha detto dai piani alti gli avevano ordinato di fare presto e in meno di due minuti mi ha fatto l’allacciamento wireless – racconta Giovanni con soddisfazione – ieri mi hanno chiamato dicendo che a breve mi collegano l’apparecchio in maniera definitiva”. Il tutto con tante scuse della Sisal. Uno dei dirigenti si è addirittura offerto di passare personalmente in tabaccheria e spiegare a Piccitto che cosa è andato storto.

Nulla di fatto, invece, per quanto riguarda la vendita dei giornali. Manca ancora il via libera del Comune di Milano e dall’assessorato al Commercio nessuno si è fatto vivo. Se Piccitto, che già vendeva i quotidiani nella vecchia tabaccheria, dovesse riprendere a farlo nel nuovo negozio rischierebbe fino a 5000 euro di multa. Per poter riprendere il servizio, deve avere il via libera degli uffici di via Larga, dove deve portare nuovamente la Segnalazione certificata di inizio attività (Scia), emessa dagli uffici di via Sansovino, competenti per la sua zona, insieme a una speciale planimetria 1:200 della sua tabaccheria che il Catasto gli ha rilasciato da poco, dopo 45 giorni di attesa. Alla richiesta va allegata anche tutta la documentazione che ha dovuto presentare due anni fa per ottenere la vecchia licenza. Poi dovrà ancora aspettare e sperare.

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