Reggio Calabria, 21 set. (LaPresse) – Rimase in coma indebolendosi progressivamente, il piccolo Nicholas Green, colpito sulla A3 Salerno-Reggio Calabria nel 1994 dopo un tentativo di rapina, finché, due giorni dopo, il suo cervello smise di funzionare. “Dopo tutto questo, mi ritrovai a pensare: come potrò passare tutto il resto della mia vita senza di lui? Non averlo più seduto sulle ginocchia per leggergli una storia, non sentirgli più dire ‘Buonanotte papà’. Non ho mai provato tanta desolazione”. Così Reginald Green, il padre del bimbo, nel discorso che terrà domani in consiglio regionale a Reggio Calabria. “Maggie e io – aggiunge – sedemmo lì, tenendoci per mano, senza parlare, finché, dopo un po’, lei mi disse pacatamente: ‘Ora che se ne è andato, non dovremmo donare i suoi organi?’ Dissi di sì, e ciò fu tutto. Era così chiaro che non aveva più bisogno di quel corpo ed era altrettanto chiaro che molti altri invece avevano un disperato bisogno di ciò che quel corpicino poteva dare. Per la prima volta dal momento in cui avevo aperto la portiera della macchina e si era accesa quella lucetta, c’era qualcosa di buono che poteva venire fuori da un assurdo, insensato gesto di forza bruta. Spero che nessuno di voi debba mai affrontare questo”.
“Una giovane donna italiana che ci scrisse -continua Green -, ci disse questo: ‘Da quando vostro figlio è morto, penso che le persone, le persone comuni, possano cambiare il mondo. Quando andate al piccolo cimitero dove riposa, per favore ditegli questo: Qualcuno ha chiuso i tuoi occhi, ma tu hai aperto i miei'”.
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