Bologna, 20 set. (LaPresse) – Trent’anni di carcere per omicidio volontario aggravato. E’ la pena decisa dal gup Gianluca Petragnani Gelosi per Giulio Caria, il 35enne artigiano di Berchidda (Olbia-Tempio) imputato per l’omicidio della sua ex, la 39enne commercialista bolognese Silvia Caramazza, lo scorso anno a Bologna. La decisione è arrivata dopo quattro ore di camera di consiglio, nella seconda udienza del processo celebrato con rito abbreviato, e non accoglie la richiesta di ergastolo del pm Maria Gabriella Tavano. Decisiva è stata l’aggravante dello stalking. Il corpo di Silvia Caramazza venne trovato il 27 giugno del 2013 in viale Aldini, nella casa bolognese della donna, dentro un freezer: l’omicidio risale alla notte tra l’8 e il 9 giugno. Gli avvocati del berchiddese, Agostinangelo Marras e Savino Lupo, faranno ricorso in appello.
IL COMMENTO DELLA PROCURA. E’ arrivata anche dalla procura di Bologna la soddisfazione per l’esito del processo a Giulio Caria, al culmine di una vicenda che 15 mesi fa scosse la città. “Una sentenza – dice il procuratore aggiunto e portavoce di via Garibaldi Valter Giovannini – che riconosce l’ottimo lavoro svolto dalla procura e dalla polizia, rispetta profondamente la vittima e spazza via, almeno in primo grado, tutte le insopportabili bugie dette dall’imputato”.
LE PARTI CIVILI. “Non potevamo non esserci”. E’ il pensiero degli avvocati di parte civile, sottolineato in particolare da Rossella Mariuz, legale della sezione bolognese dell’Udi, unione donne italiane. Dopo la sentenza del giudice Petragnani Gelosi (arrivata dopo oltre quattro ore di camera di consiglio alle 17.45), che condanna a trent’anni Giulio Caria, ritenuto colpevole dell’omicidio di Silvia Caramazza, la rappresentante dell’associazione sottolinea che “la pena non importava, era fondamentale esserci, in rappresentanza delle associazioni femminili. Volevamo essere tutti assieme per ricordare Silvia, questo era il senso”. Così anche per Susanna Zaccaria, legale del Comune di Bologna: “Non eravamo qui per motivi economici, ma in ottemperanza ad una scelta politica precisa. Il Comune si sta battendo molto nel campo dei diritti civili, e con questa presenza dimostra di volersi impegnare in particolare nella lotta alla violenza contro le donne”. E’ stata la prima costituzione di Palazzo d’Accursio in un processo per omicidio. Soddisfazione anche da parte di Fabio Pancaldi e Federico Canova, rappresentanti di alcuni parenti della vittima e risarciti con ventimila euro di provvisionale per ognuna delle parti (diecimila invece per Comune e Udi): “La nostra azione dice Canova – ha avuto un riconoscimento, siamo soddisfatti dell’esito e ribadiamo che la nostra presenza andava oltre la richiesta di risarcimento (peraltro di 25mila euro, dunque di poco superiore a quanto poi effettivamente stabilito). La nostra costituzione aveva dunque pieno fondamento”. Ora per i parenti di Silvia, aggiunge Pancaldi, “comincia la fase dell’elaborazione del lutto”. Un grazie diffuso, da parte di tutti gli avvocati, è andato agli investigatori e inquirenti: “Hanno lavorato pesantemente e bene”.
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