Ginevra (Svizzera), 19 set. (LaPresse/AP) – La morte dei circa 500 migranti dopo il naufragio avvenuto la settimana scorsa al largo di Malta potrebbe ammontare a un omicidio di massa. Lo ha detto l’Alto commissario delle Nazioni unite per i diritti umani, Zeid Raad al-Hussein Zeid, chiedendo ai governi di indagare sull’incidente, che sarebbe stato causato dagli stessi trafficanti. “Lo spietato atto di colpire deliberatamente una barca con a bordo centinaia di persone indifese – ha dichiarato Zeid – è un reato che deve essere punito. Se i racconti dei sopravvissuti saranno confermati, e sembrano troppo credibili, siamo di fronte a un atto che ammonta a un omicidio di massa nel Mediterraneo”.

Secondo le testimonianze rilasciate dai sopravvissuti, i migranti (siriani, palestinesi, egiziani e sudanesi) erano partiti in 500 da Damietta, in Egitto, sabato 6 settembre. Tra loro anche molte famiglie, minori non accompagnati e complessivamente circa cento bambini con meno di 10 anni di età. Dopo aver già cambiato diverse imbarcazioni lungo la rotta, mercoledì 10 settembre i trafficanti, a bordo di un altro natante, hanno chiesto ai migranti di “saltare” su un’ennesima nave più piccola e precaria. Comprendendo la pericolosità della situazione, molti si sono ribellati: ne è nato uno scontro con i trafficanti, che a un certo punto, innervositi, hanno speronato il barcone dei migranti dalla poppa facendolo affondare.

La maggior parte delle 500 persone sono cadute in mare e affogate, altre sono riuscite a restare a galla aggrappandosi a mezzi di fortuna. I trafficanti, ha riferito l’Organizazione internazionale per le migrazioni (Oim), avevano chiesto fino a 4mila dollari a ognuno dei passeggeri del barcone. “Tutti i Paesi – ha notato Zeid – coinvolgerebbero le proprie forze di polizia e i sistemi di giustizia per indagare se le vittime fossero i loro cittadini, uccisi da gruppi criminali nel loro territorio.

La reazione non dovrebbe essere meno decisa soltanto perché le vittime sono straniere e il reato è avvenuto in alto mare”. Tutti i testimoni hanno detto all’Oim che i trafficanti erano egiziani o palestinesi. Zeid ha fatto appello alle autorità greche, maltesi e italiane affinché condividano informazioni sull’identità dei trafficanti con il governo egiziano, che dovrebbe lanciare un’indagine approfondita sull’accaduto.

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