Nuoro, 13 set. (LaPresse) – Sul territorio della Sardegna è presente il 65% del totale delle servitù militari nazionali (cioè strutture e infrastrutture a servizio delle forze armate italiane o della Nato), in tutto circa 35mila ettari, a cui, durante le esercitazioni, si aggiungono le aree interdette al volo e alla navigazione. La quasi totalità dei vincoli ricadono nei poligoni di Perdasdefogu-Salto di Quirra, Teulada (i più estesi in Europa) e Capo Frasca. Istituito nel 1956, il poligono sperimentale e addestramento interforze del Salto di Quirra (tra le province di Cagliari e Ogliastra) copre una superficie di 12mila ettari a terra e 2mila a mare (Capo San Lorenzo).

L’attività addestrativa militare coinvolge tutte le forze armate: aeronautica, esercito e marina. In totale il personale occupato è di 752 persone, di cui 81 civili. Al suo interno, inoltre, operano aziende private come la Vitrociset (120 dipendenti) specializzata nello sviluppo di tecnologie nei settori del controllo del traffico aereo, della difesa e in quello spaziale. Il poligono è utilizzato principalmente per la sperimentazione di missili, razzi e radiobersagli, ma sono tanti gli enti nazionali e stranieri, pubblici o privati, che dalla sua istituzione ad oggi ne hanno usufruito per mettere a punto ricerche soprattutto nel campo aerospaziale.

LA ‘SINDROME DI QUIRRA’. Nel 2011 le attività militari sono finite sotto la lente della Procura di Lanusei, dopo che, anni prima, si è iniziato a parlare della cosiddetta ‘Sindrome di Quirra’ che metteva in relazione le esercitazioni con l’insorgenza di tumori e linfomi nella popolazione che abitava nelle zone limitrofe al poligono e la nascita di un numero considerato fuori norma di animali con evidenti malformazioni. Alla base, si è sospettato, l’uso di armamenti all’uranio impoverito o contenenti torio radioattivo. Recentemente, dei 20 indagati iniziali sono stati rinviati a giudizio otto ex comandanti della base con l’accusa di “omissione dolosa aggravata di cautele contro infortuni e disastri”.

POLIGONO DI TEULADA. Il secondo poligono per estensione a terra è quello di Teulada, in provincia di Cagliari, dove si eseguono principalmente esercitazioni a fuoco. Anche questo istituito nel 1956 in base ad accordi Nato, occupa un’area di 7200 ettari, più 75.000 di spazio aereo vietato e 30 chilometri di costa interdetti alla navigazione. Il numero di personale presente e di 393 unità, 73 civili. È destinato a Cauc (Campo addestrativo unità corazzate), ma si svolgono anche esercitazioni aria-terra-mare da parte delle forze armate italiane e delle altre appartenenti alla Nato, ed è considerato di importanza strategica in Europa per la simulazione di scenari di guerra e la sperimentazione di nuovi armamenti. Una parte del poligono, detta Penisola interdetta, è permanentemente vietata al transito in quanto non è mai stata bonificata dai residuati delle esercitazioni di tiro. Da tempo la Regione ne chiede allo Stato la dismissione o quantomeno il ridimensionamento.

IL PRESIDIO DI CAPO FRASCA. Il presidio di Capo Frasca, nel golfo di Oristano, è esteso 1400 ettari, 25 chilometri lineari di sviluppo costiero. È riservato alle esercitazioni di aeronautica e marina che consistono principalmente nel bombardamento al suolo e all’uso di cannoni e mitragliatrici a bordo delle navi militari. L’area – come riporta anche la Regione – ricade all’interno di un sito di interesse comunitario ed è interessata dai vincoli del piano paesaggistico regionale in quanto sono presenti strutture di interesse storico culturale: aree funerarie e insediamenti del preistorico e del pre-nuragico.

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