Gorizia, 13 set. (LaPresse) – “Anche oggi, dopo il secondo fallimento di un’altra guerra mondiale, forse si può parlare di una terza guerra combattuta ‘a pezzi’, con crimini, massacri, distruzioni”. Così papa Francesco nell’omelia della messa celebrata al Sacrario di Redipuglia (Gorizia) nel centenario dell’inizio della Prima Guerra Mondiale.

“IMPRENDITORI DI ARMI HANNO SCRITTO NEL CUORE ‘A ME CHE IMPORTA'”. “Anche oggi – ha proseguito – le vittime sono tante. Come è possibile questo? E’ possibile perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, e c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante. E questi pianificatori del terrore, questi organizzatori dello scontro, come pure gli imprenditori delle armi, hanno scritto nel cuore: ‘A me che importa?'”.

“QUESTA E’ L’ORA DEL PIANTO”. “Quel ‘A me che importa?’ – ha continuato – impedisce di piangere. Con cuore di figlio, di fratello, di padre, chiedo a tutti voi e per tutti noi la conversione del cuore: passare da quel ‘A me che importa?’, al pianto. L’umanità ha bisogno di piangere, e questa è l’ora del pianto”.

“LA GUERRA E’ UNA FOLLIA”. “Dopo aver contemplato la bellezza del paesaggio di tutta questa zona – ha aggiunto – dove uomini e donne lavorano portando avanti la loro famiglia, dove i bambini giocano e gli anziani sognano trovandomi qui, in questo luogo, trovo da dire soltanto: la guerra è una follia”.

“LA GUERRA DISTRUGGE CIO’ CHE DIO HA CREATO DI PIU’ BELLO”. “Mentre Dio porta avanti la sua creazione – ha continuato – e noi uomini siamo chiamati a collaborare alla sua opera, la guerra distrugge. Distrugge anche ciò che Dio ha creato di più bello: l’essere umano. La guerra – ha spiegato – stravolge tutto, anche il legame tra fratelli. La guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione: volersi sviluppare mediante la distruzione”.

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