Napoli, 7 set. (LaPresse) – Due nuovi testimoni e un video che riprende gli attimi immediatamente successivi alla morte di Davide Bifolco, il 17enne ucciso da un carabiniere dopo un inseguimento. Nelle riprese effettuate dalle telecamere a circuito chiuso della sala scommesse a poca distanza dal punto in cui si è concluso il tragico inseguimento si vedono le persone che corrono fuori dal locale, forse allertate dallo sparo e poco dopo rientrano con le mani in alto, seguite da un militare. L’Arma dei carabinieri ha precisato che si tratta del tentativo di cattura del latitante Arturo Equabile, che secondo i militari era a bordo dello scooter con Davide Bifolco e che era riuscito a scappare. Il carabiniere ripreso, quindi, non è quello che ha colpito Davide, ma il collega. Le immagini sono state diffuse dalla famiglia Bifolco. Diffuse, inoltre, alcune foto del cadavere del giovane nelle quali si vede un foro, che sembra essere stato provocato da un proiettile, all’altezza del cuore. Le immagini sono state pubblicate anche sulla pagina Facebook della sorella del 17enne. Sarà l’autopsia disposta per domani a dare riscontro o smentire le tesi dei consulenti legali della famiglia che sostengono che il giovane sia morto per un colpo di pistola sparato al cuore.

Oltre all’autopsia, ci sarà domani anche l’esame balistico. Gli esami sono stati disposti dai magistrati della procura partenopea titolari dell’inchiesta, i procuratori aggiunti Nunzio Fragliasso e Luigi Frunzio e la pm Manuela Persico. La famiglia ha nominato come proprio legale di fiducia Fabio Anselmo, l’avvocato che segue anche i casi Cucchi, Aldovrandi e Uva. Nominati, inoltre, i periti della famiglia: sono il professor Vittorio Fineschi, direttore dell’istituto di medicina legale dell’università La Sapienza di Roma, e l’ingegner Marco Zonaro per l’esame balistico.

Anselmo ha anche spiegato di aver sentito tre testimoni e che dalle loro parole “emerge un quadro diverso dalla versione fornita dal carabiniere”. I racconti sono stati fatti al legale dai due giovani che erano in sella allo scooter di Bifolco (uno di loro dice di essere scappato per la paura e che con loro non c’era il latitante come invece ricostruito dai carabinieri). Il terzo è un testimone oculare che, sottolinea Anselmo, non ha nessun grado di parentela con la famiglia della vittima. Tutti, ha spiegato ancora l’avvocato, sostengono che il carabiniere avrebbe puntato l’arma contro Bifolco che fuggiva.

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