Torino, 3 set. (LaPresse) – “Totò Riina non è nessuno, i mafiosi non sono nessuno. Riina deve sapere che non ci spaventa, perché abbiamo costruito un noi, che ora però deve crescere”. Lo ha detto don Luigi Ciotti riferendosi alle recenti minacce contro di lui proferite dal boss mafioso recluso in carcere. Don Ciotti è intervenuto a Collegno (Torino) durante la commemorazione del generale Carlo Alberto Della Chiesa, ucciso insieme alla moglie Manuela Setti Carraro e all’agente di scorta Domenico Russo il tre settembre del 1982 a Palermo.

“Riina manda segnali – ha aggiunto – lo ha sempre fatto, il problema è capire a chi parla e toccherà a chi di dovere capirlo. Io sono un piccolo uomo e credo che sia il noi a vincere. L’importante è imparare il coraggio e avere più coraggio tutti”. Per don Ciotti, quindi, “serve un ritorno all’etica nelle scelte individuali. E a livello di leggi, da 22 anni i reati contro l’ambiente hanno bisogno di leggi chiare, e il sistema del sequestro e della confisca dei beni è bloccato. Questo non è possibile. L’attuale governo ha fatto alcune proposte, cogliamone la positività. Chiunque sia dobbiamo incoraggiarlo e sostenerlo e non fare i giochetti delle forze politiche. Abbiamo bisogno di costruire, dobbiamo confiscare tutto e riappropriarci di tutti i beni. La politica deve fare la sua parte, deve essere più incisiva. Il problema più grande non è chi fa male ma quanti guardano e lasciano fare. La mafiosità diffusa – conclude – è il vero patrimonio delle mafie. Ricordando il grande gesto di Papa Francesco, che ha detto ai mafiosi convertitevi e cambiate, io ripeto nel mio piccolo che non basta pentirsi ma che bisogna convertirsi. Chi adora il male è fuori dalla comunità della Chiesa. In troppi hanno sostituito il padre col padrino”.

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