Reggio Calabria, 2 set. (LaPresse) – Le fiamme gialle di Paola, nel cosentino, hanno effettuato ulteriori sequestri relativi all’ammanco milionario ai danni del santuario di San Francesco di Paola. Anche dopo i provvedimenti eseguiti il 24 giugno, che hanno portato all’arresto del promotore finanziario, gli inquirenti hanno continuato a monitorare i beni di alcuni personaggi beneficiari di elargizioni, scoprendo come due coniugi, già diversi anni fa, avevano organizzato un raggiro per proteggere le loro proprietà da eventuali azioni coercitive. I due, indagati e denunciati nell’ambito della stessa indagine, avevano registrato la proprietà di cinque immobili di Diamante, in provincia di Cosenza, modificando i rispettivi luoghi di nascita e usando due nuovi codici fiscali inesistenti. Un espediente che ha consentito di preservare i locali dalla prima azione coercitiva, ma solo per pochi mesi.
I finanzieri hanno scoperto lo stratagemma, ricostruendo l’effettiva proprietà di cinque locali, di cui due abitazioni, due magazzini e uno a uso ufficio, per un valore intorno ai 200mila euro. La misura, disposta dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Paola, Carmine De Rose, integra i sequestri preventivi e per l’equivalente eseguiti a fine giugno in collaborazione con i carabinieri del comando provinciale di Cosenza e che avevano riguradato 28 fabbricati, 8 terreni, 10 automezzi e disponibilità finanziarie per un totale di 17 rapporti finanziari nei confronti degli indagati tra Cosenza, Diamante, Praia a Mare, Paola, Napoli e Milano, per un ammontare complessivo pari a oltre 2 milioni 340mila euro.
Il lavoro svolto dagli investigatori in oltre un anno d’indagine, sotto la direzione del procuratore capo della procura di Paola Bruno Giordano e del pubblico ministero Linda Gambassi, ha ricostruito, con lo strumento degli accertamenti bancari svolti sugli oltre 30 conti correnti riconducibili alle persone coinvolte nella vicenda, il flusso dell’ammanco di offerte dei fedeli.
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