Trapani, 5 ago. (Lapresse) – Beni per circa 25 milioni di euro sono stati sequestrati a Trapani dalla polizia e dal nucleo di polizia tributaria, su disposizione del tribunale, a imprenditori che operano da anni nel settore degli appalti pubblici. Sigilli a tre beni immobili, 38 tra auto, furgoni e mezzi meccanici, 11 società partecipazioni in altre società. Nel mirino anche 82 tra conti correnti e rapporti bancari di altra natura. Le indagini sono state condotte dalla divisione Anticrimine, e dal nucleo polizia tributaria della guardia di finanza mediante la costituzione di un apposito gruppo di lavoro che dal gennaio 2011 ha già portato a 5 importanti operazioni di sequestro antimafia: operazione ‘Salus Iniqua’ (maggio 2011); operazione ‘Panoramic’ (gennaio 2012); operazione ‘Araknos’ (settembre 2012); operazione ‘Corrupti Mores’ (aprile 2013); operazione ‘Niceta-Guttadauro’ (dicembre 2013).

Il sequestro di beni, avvenuto in base alla legislazione antimafia, ha colpito l’imprenditore Pietro Funaro, 53 anni, vicepresidente dell’Ance Sicilia (gli edili di Confindustria), e il padre Domenico, 84 anni, originari della cittadina di Santa Ninfa. Qui si trovano alcune della proprietà sequestrate. Altri beni si trovano invece a Campobello di Mazara, Alcamo e Castellammare del Golfo, sempre nel Trapanese, e a Santa Venerina (Catania). I due Funaro avrebbero fatto parte di un comitato d’affari per la gestione illecita degli appalti.

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