Roma, 26 lug. (LaPresse) – L’estate in tilt è già costata oltre un miliardo di euro per colpa del maltempo che ha sconvolto soprattutto le attività turistiche e quelle agricole, ma ha anche cambiato le abitudini stagionali degli italiani, con un calo preoccupante dei consumi di frutta estiva. E’ quanto stima la Coldiretti, che sottolinea che il tempo incerto ha ritardato le partenze per le vacanze e tagliato le gite in giornata lasciando più posti vuoti nelle principali località turistiche, in alberghi, ristoranti, spiagge e centri di divertimento.
I temporali, la pioggia e la grandine hanno anche distrutto a macchia di leopardo le campagne e cambiato le abitudini alimentari, con un minor consumo di prodotti stagionali, dai gelati alla frutta, che registrano quotazioni quasi dimezzate e del tutto insostenibili per i produttori agricoli. L’inizio dell’estate è stato segnato, sottolinea la Coldiretti, dal 34% di pioggia in più caduta nel mese di giugno, con punte di oltre il +200 per cento in alcune zone anche turistiche del Centro-Sud, e dal tempo incerto della prima meta di luglio. Il risultato è che, anche considerando le partenze del week end, non più di 6 milioni di italiani, stima la Coldiretti, sono già partiti per le vacanze per concedersi almeno un giorno di vacanza fuori casa.
Il maltempo che ha lasciato a casa gli italiani ha anche colpito l’occupazione stagionale e a rischio, calcola la Coldiretti, ci sono 10 milioni di giornate di lavoro nella raccolta dell’ortofrutta estiva, ma anche tutti quei profili professionali utilizzati dalle strutture turistiche come cuochi, camerieri, addetti all’accoglienza, all’informazione, ai servizi e all’assistenza alla clientela. Il crollo dei consumi della frutta estiva rischia di far scomparire un quinto dei pescheti italiani, ma la situazione è difficile anche per altre coltivazioni come le susine, i meloni e i cocomeri, con quotazioni che non consentono neanche di coprire i costi di raccolta.
Nelle campagne è deflazione, con i prezzi corrisposti alle aziende agricole crollati fino al 50 per cento, mentre quelli al dettaglio continuano a essere sostenuti. Una spirale che non agevola i consumi, oltre a essere inaccettabile per i produttori di pesche e nettarine, a cui la frutta viene pagata pochi centesimi. La superficie attuale a pesche e nettarine in Italia è inferiore ai 70.000 ettari, suddivisi principalmente tra Emilia Romagna, Campania, Piemonte, Sicilia, Puglia, Veneto, Basilicata, Calabria e Lazio. L’effetto di questa crisi, denuncia la Coldiretti, potrebbe essere quello di perdere altri 15.000 ettari.
Per salvare il pescheto Italia la Coldiretti chiede al Governo una serie di interventi che diano al settore migliori prospettive per il futuro, tra cui la regolamentazione del sistema degli sconti e delle vendite sottocosto nella grande distribuzione organizzata, un meccanismo di formazione dei prezzi che parta dai costi di produzione e maggiori controlli sul rispetto delle norme di commercializzazione e sui prodotti di importazione, troppo frequentemente spacciati per italiani. Coldiretti sostiene inoltre la richiesta che il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina ha fatto alla commissione Ue per l’utilizzo di quanto previsto dal Regolamento comunitario 1308/2013 (Ocm Unica), con un intervento straordinario per la frutta estiva.
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