Lampedusa, 19 lug. (LaPresse) – Nuova strage in mare. Diciannove persone sono morte nella traversata del Mediterrano su un barcone intercettato a 80 miglia dalle coste di Lampedusa. Sull’imbarcazione, partita dalla Libia, si trovano circa 400 migranti soccorsi da un mercantile, dirottato sul posto dopo che è stato lanciato l’allarme. Appresa la notizia della presenza di cadaveri, sono intervenute anche due motovedette, una italiana e l’altra maltese.
BARCONE AVVISTATO DAI MALTESI. L’imbarcazione è stata avvistata stanotte in un tratto di mare al confine tra la Libia e Malta da un mercantile danese, che dopo aver raggiunto l’unità ha proceduto al recupero degli occupanti. Su richiesta di Malta che, nel frattempo, aveva assunto il coordinamento delle operazioni di soccorso, la guardia costiera italiana ha inviato sul posto due motovedette classe 300, partite da Lampedusa con a bordo personale medico del Cisom (Corpo italiano di soccorso dell’ordine di Malta). Allo stesso tempo la centrale operativa di Roma ha dirottato sul punto altri 2 mercantili che navigavano nelle vicinanze. Giunte sul posto, le motovedette della guardia costiera, hanno fornito aiuto e assistenza durante le operazioni di trasbordo dei migranti sulla nave danese.
19 MORTI. A bordo si trovavano i corpi senza vita di 18 persone. Altre tre persone erano in gravi condizioni di salute, e sono state imbarcate sulle motovedette per essere trasferite d’urgenza a Lampedusa. Durante il tragitto, uno dei tre è morto mentre gli altri 2, una volta raggiunto il porto, sono stati affidati alle cure mediche a terra. Nel frattempo, i cadaveri dei 18 migranti trovati nella stiva, sono stati recuperati e trasferiti a Malta da un pattugliatore maltese.
LA CAUSA: MONOSSIDO DI CARBONIO. “Ancora una volta a causare le morti sono le esalazioni di monossido di carbonio nella stiva della nave”, ha spiegato ai microfoni di RaiNews24 Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr. “Le condizioni di questi viaggi – ha aggiunto – sono sempre più pericolose e causano decine di vittime ogni giorno”. La portavoce dell’Unhcr ha poi assicurato che “da circa 48 ore si susseguono operazioni ininterrotte di soccorso attraverso mercantili, navi militari e della guardia costiera”. Ma l’allarme resta alto: secondo l’agenzia delle Nazioni Unite attualmente “ci sono miriadi di imbarcazioni in mare”. “La maggior parte delle persone – ha concluso Sami – è in fuga dalle guerre, si tratta quindi di rifugiati”.
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