Torino, 18 lug. (La Presse) – “Ancora misteriosi episodi involgono Furchì”. Lo scrive il gip Massimo Scarabello, condividendo la tesi del pm Roberto Furlan, nell’ordinanza di misura di custodia cautelare in carcere di Vincenzo D’Alcalà e altri tre fermati, indagati per estorsione verso un imprenditore coinvolto nel caso di Arenaways, società ferroviaria fallita. Furchì, in carcere con l’accusa dell’omicidio del consigliere comunale dell’Udc Alberto Musy, non è coinvolto direttamente riguardo al fatto, ma è indagato in concorso a piede libero. Ci sono però due episodi, che il gip riporta nell’atto giudiziario, che lasciano permanere un alone di sospetto sulla figura di Furchì, e che potrebbero essere collegati all’aggressione di Musy, colpito da una scarica di revolver (l’arma non è mai stata trovata) il 21 marzo 2012 nel cortile della propria casa di via Barbaroux a Torino.
Il primo fatto è una telefonata tra uno degli arrestati, Vincenzo D’Alcalà, pregiudicato considerato “molto pericoloso” dagli inquirenti, a una persona ignota, avvenuta il sette marzo 3013, quasi un anno dopo l’attentato a Musy. Furchì allora si trovava in carcere. “…ma hai visto che c’ha tutta la roba di Furchì?…nella macchina….te l’ha portata…” è la frase detta da D’Alcalà. Secondo il gip “è ovvio che il riferimento alla roba di Furchì potrebbe banalmente essere connesso a una parte delle masserizie traslocate dal magazzino di Di Gioia di Leinì, ma in astratto non si può nemmeno escludere che si trattasse di ben altra roba di Furchì, ad esempio la pistola utilizzata nell’omicidio”. Il secondo “riferimento oscuro” che riporta il gip Scarabello è “l’ulteriore ed inquietante circostanza riferita da Di Gioia, cioè che D’Alcalà gli chiese denaro per pagare l’onorario del difensore dello stesso Furchì”.
“Se la frase di Vincenzo – denota il giudice – non fosse un mero pretesto per spillare altri denari a Di Gioia, sarebbe davvero interessante comprendere perchè D’Alcalà avesse interesse alla difesa di Furchì”. “Ad ogni modo – conclude il giudice – si ripete prescindendo da questi ancora misteriosi episodi che involgono Furchì, il più essenziale e decisivo dato che emerge dagli atti è la disponibilità di armi che certamente caratterizza l’indagato (D’Alcalà, ndr), unitamente ai suoi collegamenti con la criminalità organizzata”.
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