Betlemme, 25 mag. (LaPresse) – “E’ ora di porre fine a questa situazione, che diventa sempre più inaccettabile, e ciò per il bene di tutti. Si raddoppino dunque gli sforzi e le iniziative volte a creare le condizioni di una pace stabile, basata sulla giustizia, sul riconoscimento dei diritti di ciascuno e sulla reciproca sicurezza. È giunto il momento per tutti di avere il coraggio della generosità e della creatività al servizio del bene, il coraggio della pace, che poggia sul riconoscimento da parte di tutti del diritto di due Stati ad esistere e a godere di pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti”. Lo ha detto Papa Francesco al termine dell’incontro con il presidente palestinese Abu Mazen a Betlemme parlando del conflitto fra Israele e Palestina e spiegando che “il Medio Oriente da decenni vive le drammatiche conseguenze del protrarsi di un conflitto che ha prodotto tante ferite difficili da rimarginare e, anche quando fortunatamente non divampa la violenza, l’incertezza della situazione e l’incomprensione tra le parti producono insicurezza, diritti negati, isolamento ed esodo di intere comunità, divisioni, carenze e sofferenze di ogni tipo”. Il Papa ha invitato palestinesi e israeliani a trasformare le loro “spade” in “aratri”, affinchè la loro terra “possa tornare a fiorire nella prosperità e nella concordia”. “Salam”, è stato il saluto finale del pontefice.
Poco prima il presidente palestinese Mahmoud Abbas aveva rivolto un appello al Papa affinchè usasse “i la sua posizione per cercare di portare la pace, per convincere gli israeliani e i palestinesi dell’importanza della pace in Terra Santa”. “Noi – aveva aggiunto Abbas – siamo disponibili a collaborare per pacificare la convivenza fra i palestinesi e gli israeliani”, sottolineando la necessità di “usare il cervello” e non la “violenza contro i più deboli”. Per Abu Mazen “Gerusalemme deve essere la capitale delle tre religione monoteistiche: devono convivere cristiani, musulmani e ebrei”.
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