Di Elisabetta Graziani
Torino, 9 feb. (LaPresse) – Raccomandati o somari? Sembra essere questa l’alternativa poco felice con cui si devono confrontare i coraggiosi che tentano le abilitazioni nazionali per accedere a questa o quella cattedra universitaria. Le raccomandazioni, malcostume tutto italiano, resistono ma sembrano essere passate di moda, al punto da far rimpiangere i ‘vecchi metodi’ dell’età dei baroni. A fare da padrona ora è l’incompetenza, virus che semina vittime nelle selezioni per docenti e ricercatori degli Atenei.
A riportare l’attenzione sulla questione oggi è il Corriere della Sera con l’intervista al deputato del Pd, Dario Nardella, bocciato al concorso per la cattedra di Diritto costituzionale. “La verità – secondo il renziano di ferro – è che all’università resiste il modello baronale. La stragrande maggioranza degli ammessi è formata da ricercatori strutturati”. ‘Casta’ dalla quale i renziani sembrano essere esclusi visto che Nardella condivide la sorte con Filippo Taddei, responsabile del settore Economia nella segreteria del Pd, cui non è stata data l’abilitazione come professore associato in Politica economica. Di qui la provocazione di Nardella: “O noi renziani siamo tutti asini o non siamo raccomandati”.
Critico, ma con un’altra opinione in merito, il filosofo Emanuele Severino, già ordinario all’Università Cattolica di Milano e membro dell’Accademia dei Lincei. “Mi consta – denuncia il professore – un deterioramento del modo in cui i concorsi vengono espletati e un decadimento anche rispetto al periodo del cosiddetto baronato”. E’ secco, quasi tagliente, Severino. “Ci sono commissioni che non sanno fare il loro mestiere. Mi risulta – rincara la dose – che nei settori di mia competenza ci siano sviste clamorose, un modo inadeguato di fare le valutazioni”.
Alla sua voce si affianca quella di Francesco Sylos Labini, ricercatore al Cnr, che tuona: “L’Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, ndr) è un’agenzia di valutazione di nominati dai politici, dotata di poteri sovietici. Questo non avviene in nessuna parte del mondo”. “La mitologia del baronato – precisa – non corrisponde a realtà. L’aberrazione rappresentata dalle ‘abilitazioni nazionali’ che, è bene ricordare, non sono veri e propri concorsi, è costituita dal fatto che le commissioni, anche se animate da buona fede, è impossibile giudichino in modo corretto: in pochi mesi infatti devono esaminare centinaia di persone con centinaia di pubblicazioni”. “E’ un disegno complessivo di incapaci, realizzato da incompetenti”, attacca Sylos Labini. “Interi campi scientifici – chiosa – sono affidati a poche persone, i commissari, cinque in genere”.
I problemi s’infittiscono quando si tratta dei settori più sensibili. “Il problema – puntualizza Sylos Labini – non è tanto che si conoscano prima ammessi e respinti, ma come avvengono le selezioni. Nei campi più vicini al potere, come in Economia politica, vengono fatte delle epurazioni nei confronti di chi la pensa diversamente”. E qui rispunta l’incognita dei renziani. Per dirla con Nardella: tutti somari o non raccomandati quindi invisi al potere?
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