Seattle (Washington, Usa), 31 gen. (LaPresse/AP) – Dopo la condanna della Corte d’appello di Firenze a 28 anni e sei mesi, Amanda Knoxrischia ora di essere estradata in Italia per scontare la condanna. Appare poco probabile che il ministero della Giustizia italiano richieda l’estradizione prima che il verdetto venga confermato dalla Cassazione. Se la condanna dovesse essere confermata, sulla 26enne di Seattle inizierà un lungo processo legale e spetterà al dipartimento di Stato Usa decidere se consegnare Knox alle autorità italiane.
ESTRADIZIONE. Ai sensi dell’accordo sull’estradizione tra l’Italia e gli Stati Uniti affinché una persona venga estradata deve aver commesso una violazione considerata un reato in entrambi i Paesi e per la quale la legge prevede una pena superiore a un anno di carcere. Un’eventuale richiesta di estradizione di Amanda Knox dovrà essere rivolta al dipartimento di Stato Usa, il quale valuterà se ci siano motivazioni sufficienti per chiedere il trasferimento della 26enne. Se il dipartimento di Stato lo ritiene opportuno, trasferirà il caso al dipartimento della Giustizia, che rappresenterà gli interessi del governo italiano ordinando l’arresto di Knox e conducendola davanti a una Corte distrettuale Usa. I tribunali americani hanno una capacità limitata di valutare richieste di estradizione in Paesi stranieri e il loro compito è piuttosto quello di garantire che la richiesta rispetti i requisiti di base. “I tribunali americani non danno giudizi sui sistemi legali di altri Paesi”, ha spiegato l’ex procuratrice federale Usa Mary Fan, che insegna diritto all’Università di Washington a Seattle.
DECISIONE “LEGALE E POLITICA”. Secondo Fan, un’eventuale decisione del dipartimento di Stato sarà “sia legale che politica”. Dal punto di vista degli Usa, il caso fa sorgere dubbi perché Knox è stata processata due volte per lo stesso reato, una cosa vietata dalla Costituzione americana. L’assoluzione non era mai stata confermata dalla Cassazione, ma gli avvocati della ragazza potrebbero mettere in dubbio il processo legale e la validità della condanna. Secondo Fan, questi argomenti avrebbero anche un certo peso politico. “Molti americani – ha spiegato – sono piuttosto stupiti dagli alti e bassi di questo caso e saranno gli Stati Uniti a prendere la decisione definitiva sull’estradizione”. Christopher Jenks, ex procuratore militare ed ex consigliere legale del dipartimento di Stato, ha notato che il caso potrebbe avere implicazioni per entrambi i Paesi, se ad esempio “gli Stati Uniti vorranno in futuro chiedere l’estradizione di un italiano sospettato di aver ucciso qualcuno negli Usa”. “Bisogna dare per ricevere”, ha commentato Jenks.
IL CERMIS. Nel 1998 un aereo militare Usa tranciò il cavo della funivia del Cermis, provocando la morte di 20 persone. Molti italiani volevano che il pilota e i membri dell’equipaggio del jet venissero processati in Italia, anche se le regole della Nato prevedono che i militari vengano processati nei rispettivi Paesi d’origine. Il pilota fu poi assolto da un tribunale militare Usa dall’accusa di omicidio colposo.
IL CASO ABU OMAR. Tribunali italiani hanno inoltre condannato in contumacia 26 agenti della Cia e funzionari Usa per il sequestro di Abu Omar nel 2003. L’anno scorso a un colonnello delle forze aeree, Joseph Romano, è stata concessa la grazia e anche l’ex capo della Cia a Milano, Robert Seldon Lady, ha fatto richiesta di grazia al Quirinale. Quest’ultimo era stato arrestato a luglio scorso in Panama, ma poi rilasciato. “Sospetto che gli italiani pensano di averne abbastanza di casi in cui non riescono a processare cittadini americani sospettati di aver commesso reati in Italia”, ha commentato Jenks.
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