Roma, 27 gen. (LaPresse) – “Il dibattito sulla riforma dello Stato, nei suoi diversi snodi, è certamente necessario, ma auspichiamo che ciò non vada a scapito di ciò che la gente sente più bruciante sulla propria pelle, e cioè il dramma del lavoro: la povertà è reale!”. Così il presidente dei vescovi italiani, Angelo Bagnasco, nella sua prolusione che dà il via ai lavori del Consiglio Episcopale permanente. Nel suo intervento Bagnasco lancia con forza un appello “affinché la voce dei senza lavoro, che sale da ogni parte del Paese, trovi risposte più efficaci in ogni ambito di responsabilità”. “Non è ammissibile che i giovani – che sono il domani della Nazione – trovino la vita sbarrata – dice Bagnasco – perché non trovano occupazione: essi si ingegnano, sempre più si adattano, mantengono mediamente la fiducia e la voglia di non arrendersi nonostante esempi non sempre edificanti. Noi pastori li conosciamo, vorremmo dire per nome, e lo testimoniano anche le svariate iniziative di sostegno alla progettualità giovanile presenti nelle diocesi Nonostante questi segni, ci sentiamo impotenti a corrispondere nei modi adeguati”.
CARCERI – “Da tempo è all’attenzione della pubblica opinione la situazione insostenibile delle carceri italiane”, ha detto poi Bagnasco nella sua prolusione – “La Chiesa, continua Bagnasco – consapevole che il sistema carcerario è segno della civiltà giuridica e non solo di un Paese, è presente ogni giorno accanto ai detenuti tramite i cappellani e i volontari, ai quali chiunque può riferirsi, favorendo anche così la funzione rieducativa della pena. Ai detenuti, alla polizia penitenziaria e alle amministrazioni, rivolgiamo il nostro pensiero di Pastori, e auspichiamo una situazione più dignitosa per tutti. In particolare, incoraggiamo quanti scontano una pena a fare di questo tempo un’occasione di riflessione e di ricupero per affrontare il rientro nella società”.
LA SITUAZIONE ITALIANA – “L’Italia – ha concluso Bagnasco – non è una palude fangosa dove tutto è insidia, sospetto, raggiro e corruzione. No. Dobbiamo tutti reagire ad una visione esasperata e interessata che vorrebbe accrescere lo smarrimento generale e spingerci a non fidarci più di nessuno”. “In questo momento, nel contesto del nostro Paese – ha concluso – non possiamo non rilanciare quanto ha affermato Papa Francesco con estrema chiarezza: ‘La famiglia attraversa una crisi culturale profonda, come tutte le comunità e i legami sociali. Nel caso della famiglia, la fragilità dei legami diventa particolarmente grave perché si tratta della cellula fondamentale della società, del luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri, e dove i genitori trasmettono la fede ai figli’. Per questa sua intima natura la famiglia deve essere sostenuta da politiche più incisive ed efficaci anche in ordine alla natalità, difesa da tentativi di indebolimento e promossa sul piano culturale e mediatico senza discriminazioni ideologiche”.
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