Natale, vescovo di Torino: Festa della gioia, non del chiasso da discoteca

Natale, vescovo di Torino: Festa della gioia, non del chiasso da discoteca

Torino, 25 dic. (LaPresse) – “Il Natale” è “la festa della gioia, non quella che deriva dal chiasso di una discoteca o dall’esplosione di una festa dove si mangia, si beve e si balla, non dall’avere ricevuto un regalo costoso e che ci fa felici. No: la gioia del Natale sta nelle cose semplici e povere, ma che hanno in se stesse il sigillo di Dio. È la gioia di Dio che ci fa sentire amati e non più soli a lottare e sperare in questi tempi difficili e faticosi”. Lo ha detto l’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia nella omelia della messa di Natale di mezzanotte. “Dio è sceso per stare con noi come amico, si è fatto uno di noi, povero e umile, ma come ogni bambino che nasce fonte per i suoi cari e tutti di tanta letizia e amore”, ha aggiunto Nosiglia.

“Non temete, dicono ancora gli angeli, ai pastori ‘vi annunciamo una grande gioia che sarà di tutto il popolo, oggi nella città di Davide vi è nato un Salvatore’”, ricorda Nosiglia. “Questa notte – prosegue – risuona in tutto il mondo questa buona notizia, che rallegra il cuore di chi è solo, malato o ingiustamente condannato, immigrato e rifugiato, sottoposto a violenza e miseria morale o materiale. Oggi: non solo oltre duemila anni fa, perché anche nel nostro tempo c’è bisogno di un Salvatore. Per ogni uomo, debole e peccatore, povero o ricco, sofferente o solo, il Natale ha un dono, che è fonte di amore e di speranza: quello di poter contare su Dio, che si fa nostro fratello, amico e Redentore”.

“Ciascuno di noi – prosegue l’arcivescovo di Torino – ha nel cuore tante speranze e attese e, pur sapendo che spesso la loro realizzazione sarà difficile perché sono fragili ed esposte al rischio dell’insuccesso, continua a coltivarle, convinto che nessuno può vivere senza speranza. Proprio per questo siamo qui, per sentirci dire che Gesù è venuto ad aiutarci a compiere le nostre speranze, vivendole con noi, solidale e vicino, ogni giorno. Lui, infatti, oltre che un sincero amico è anche il Dio con noi”. “Solo chi conosce e incontra questo Dio – sottolinea Nosiglia – con noi può nutrire una speranza certa e definitiva: quella di essere amato, perdonato, accolto sempre e comunque. Sì, solo l’esperienza di questo amore forte e assoluto, che nemmeno la morte può distruggere, garantisce la realizzazione delle speranze umane; e questo amore è Gesù Cristo. Lui è il nome della grande speranza a cui ogni cuore anela, lui è la pienezza della pace e della giustizia, lui è il compimento ultimo della felicità”.

“Di questa speranza- continua Nosiglia ha bisogno oggi l’umanità, perché senza il Salvatore, nato a Betlemme, è illusorio pensare di costruire un mondo diverso, dove la dignità e i diritti di ogni uomo e donna, bambino o adolescente, disabile o malato terminale, immigrato o senza dimora vengano non solo rispettati, ma promossi e garantiti, e dove proprio chi meno conta nella società e appare per molti un peso inutile diventa il più fecondo di frutti abbondanti di amore per tutti”.

“E questo pensiero – continua Nosiglia – mi porta davanti agli occhi il volto di tante persone, che incontro nella Visita pastorale, dedite a condividere la loro vita e le loro risorse di tempo e di solidarietà nella catechesi ed animazione educativa dei ragazzi, nella cura e visita domiciliare ai malati e anziani, negli impegni pastorali delle parrocchie, nel farsi carico delle sofferenze e necessità dei poveri, dei carcerati, dei senza dimora, di chi – emarginato o solo – subisce ingiuste discriminazioni. Tra essi non pochi sono giovani, come tanti di voi”. “Essi hanno trovato nel dono di sé agli altri la ragione di una vita bella, ricca di felicità e di amore. La noia, la ricerca spasmodica del piacere e del divertimento o di illusori paradisi artificiali, per coprire la propria solitudine interiore, hanno lasciato il posto a una gioia vera e profonda, che solo l’amore può offrire”, aggiunge.

“Penso, in particolare- spiega Nosiglia – a quei giovani che incontro in Seminario e hanno deciso di camminare verso una meta oggi difficile, ma affascinante, quella del sacerdozio, o alle ragazze, giovani e professionalmente preparate, che vivono una scelta di amore assoluto a Cristo nei 14 Monasteri della nostra Diocesi o in altri istituti religiosi dediti ai più poveri. Penso ai giovani, alle ragazze e alle famiglie che dedicano i mesi estivi nei vari Paesi del mondo missionario e che ho più volte incontrato, dove dedicano parte della loro giovane vita al lavoro con i più poveri.

“Sono questi giovani e adulti gli uomini e le donne di speranza- evidenzia Nosiglia – che celebrano il Natale ogni giorno riconoscendo Gesù nel loro prossimo e che gli angeli sulla grotta di Betlemme hanno proclamato “di buona volontà”, perché amati da Dio e ai quali lui riserva la sua pace. Essi sono i veri operatori di pace, che non alzano la voce “contro”, perché non hanno nemici o avversari e non cercano di farsi propaganda attraverso i mass media, ma agiscono, giorno per giorno, senza chiasso, nel silenzio, come i pastori, portando i loro doni al divino Bambino che riconoscono in ogni persona accolta come un fratello e sorella della stessa casa”. “Li possiamo chiamare- spiega l’arcivescovo di Torino – gli uomini e le donne del “sì”, perché mostrano, con le loro scelte di vita, che in questo Dio dal volto umano, che Gesù ci ha rivelato e donato, non ci sono dei “no” a quanto di più bello, vero, giusto e desiderabile c’è nel cuore di ogni uomo e di ogni donna. In Gesù Cristo c’è il più grande “sì” di Dio all’umanità, che cerca la pace e l’unità e la trova non nello scontro e nella contrapposizione di opposte frontiere di stampo ideologico o politico, ma nel dialogo e nell’incontro fraterno tra persone e popoli, diversi per cultura, religione e nazionalità, ma impegnati nella comune volontà di realizzare insieme un mondo nuovo”.

“Il mio augurio – ha concluso Nosiglia nella sua omelia – è dunque che in questo Natale rinnoviamo la nostra preghiera affinché la fede in Cristo e la speranza in lui, che dà risposta ai bisogni più profondi del nostro cuore, ci sostengano nel cammino della vita e ci diano il coraggio di costruire, nella luce di Dio, rapporti di pace e di amore, in famiglia e nella società.

© Riproduzione Riservata