Roma, 21 dic. (LaPresse) – Protesta choc al Cie di Ponte Galeria, alle porte di Roma, dove otto migranti si sono cuciti la bocca come azione estrema per chiedere di essere rimessi in libertà. A capo della rivolta ci sarebbe un giovane imam tunisino. Tunisini sarebbero infatti i primi quattro che hanno dato il via alla protesta, a cui si sono aggiunti poi quattro marocchini.

Tutti e otto riportano comunque ferite molto superficiali e sono già stati medicati, fa sapere Filiberto Zaratti, deputato di Sel, che si trova lì con due colleghi di partito. “C’è un forte clima di tensione”, spiega il parlamentare, riferendo che si trova all’interno della struttura attualmente una novantina di persone, a fronte di una capacità complessiva di circa 300 posti. “Gli operatori – aggiunge – ci dicono che i migranti qui vengono detenuti per un periodo medio di 4 mesi”. Si tratta, spiega il garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marrone, di ex detenuti “usciti dal carcere e trasmessi al Cie, che avrebbero dovuto essere identificati prima”.

“Non è la prima volta che avvengono proteste di questo genere” a Ponte Galeria, spiega l’avvocato Salvatore Fachile, che difende alcuni migranti trattenuti nel Cie. Anche a Torino è già accaduto: nel novembre 2010 lo fecero in cinque.

Sulla questione scende in campo anche il sindaco di Roma Ignazio Marino: “La loro protesta – scrive su Facebook – ci impone con forza di riaprire il dibattito nazionale su questi luoghi disumani e su una legge, la Bossi-Fini, che equipara a criminali chi fugge da guerre, violenze e povertà. Non possiamo, e non vogliamo abituarci alle tragedie. Dobbiamo, al contrario, impegnarci tutti contro l’indifferenza”.

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