Roma, 23 set. (LaPresse) – L’Italia si “ispiri” e si “muova” sul centro che è la famiglia, “fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, grembo della vita, cellula sorgiva di relazioni, primordiale scuola di umanità”. Così il presidente della Cei, Angelo Bagnasco nella sua prolusione che apre il Consiglio Permanente che si chiuderà mercoledì prossimo a Roma. Per Bagnasco, la famiglia è “un capitale umano che genera ricchezza per la società intera. Sotto questo profilo, l’auspicato ‘fattore familiare’ rappresenterebbe non una elargizione, ma un riconoscimento e una sorta di restituzione di quanto la famiglia produce in termini di benessere generale”. “La gente guarda attonita, – dice ancora Bagnasco – teme che i suoi sacrifici vengano buttati via, e ogni giorno spera ancora che appaia qualche spiraglio realistico che faccia intravedere il nuovo giorno; ma questo deve essere visto da tutti, non annunciato da pochi. Il patrimonio umano, che è la famiglia naturale, è un bene insostituibile e incomparabile che deve essere custodito, culturalmente valorizzato e politicamente sostenuto”.
“Nessuno – ha specificato il cardinale – dovrebbe discriminare, né tanto meno incriminare in alcun modo, chi sostenga ad esempio che la famiglia è solo quella tra un uomo e una donna fondata sul matrimonio, o che la dimensione sessuata è un fatto di natura e non di cultura”. “Il matrimonio – ha detto poi Bagnasco – precede lo Stato, è la base della famiglia, cellula della società, anteriore a ogni legislazione e anteriore alla stessa Chiesa” e va “politicamente sostenuto”. Bagnasco, nel suo discorso ha toccato i temi fondamentali cari alla chiesa, tra i quali appunto il sacramento del matrimonio. “Con il matrimonio – ha detto Bagnasco – infatti, nasce un nuovo soggetto, stabilmente costituito, con doveri e diritti che lo Stato riconosce e per i quali si impegna con normative specifiche”.
A proposito invece delle violenze nel mondo nei confronti delle comunità cristiane, il cardinale ha detto: “In troppe parti del mondo la violenza, specialmente contro i cristiani, non solo continua ma addirittura sembra intensificarsi. Dio non vuole questo, e la comunità internazionale continua ad essere tiepida facendo finta di non vedere. Ai molti fratelli e sorelle perseguitati per la fede, diciamo la nostra calda vicinanza nella preghiera e in ogni altra forma di solidarietà; ma altresì eleviamo forte la nostra voce, perché il rispetto e la convivenza si affermino in modo chiaro e definitivo”. “Che il Signore doni saggezza ai responsabili delle Nazioni, sapendo che la guerra non produce la pace, ma genera violenza, odio, vendetta”, ha detto Bagnasco. “Se da una parte non si deve pretendere di omologare i popoli, dall’altra non si può approfittare delle differenze e delle debolezze per avvantaggiare se stessi. Una parola di sincera prossimità va alla Siria, alle centomila vittime dei combattimenti, ai due milioni di profughi, all’intera popolazione che da troppo tempo vive nella violenza e nella paura”.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata