Milano, 20 lug. (LaPresse) – Dolce e Gabbana hanno acquistato due pagine sui quotidiani nazionali (Corriere e Repubblica) per esporre le ragioni della serrata di tre giorni delle attività del gruppo iniziata ieri. Battenti chiusi per i nove esercizi commerciali che vedono impiegati 250 persone che “saranno comunque regolarmente retribuite” assicurano i due stilisti. Sulla doppia pagina dei giornali si legge la nota diffusa ieri dalla casa di moda in cui i due stilisti spiegano che “la chiusura dei negozi di Milano è un segnale del nostro sdegno” verso il comune di Milano.
Una protesta che segue le parole dell’assessore comunale alle attività produttive Franco D’Alfonso che in una pubblicazione su il Giornale aveva detto: “Non bisognerebbe concedere spazi simbolo della città a personaggi famosi e marchi vip che hanno rimediato condanne per fatti particolarmente odiosi in questo momento di crisi economica come l’evasione fiscale”. Il riferimento è alla recente condanna in primo grado inflitta ai due stilisti il 19 giugno scorso per omessa dichiarazione fiscale ai fini di evadere le imposte. E proprio su questo fronte si apre sulla seconda pagina dei quotidiani, acquistata dagli stilisti, la versione dei legali di Stefano Gabbana e Domenico Dolce sulla sentenza che – annunciano – “sarà impugnata”.
Stefano Gabbana questa mattina riprende la polemica contro il comune di Milano impugnando ancora una volta Twitter. “Dimenticavo noi non abbiamo chiesto nessuno spazio al comune di Milano” dice lo stilista, e precisa in un altro post “per quanto riguarda l’ambroginio d’oro ci è stato richiesto indietro in quanto ‘presunti evasori’. E a tempo debito lo ridaremo molto volentieri”. L’indignazione contro la città non sembra quindi placarsi neanche oggi. Sull’account dello stilista si possono vedere le immagini delle pagine acquistate dei quotidiani per spiegare la propria “verità” della vicenda con una ricostruzione dei fatti da parte dei legali della casa di moda.
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