Roma, 20 giu. (LaPresse) – Sono quattro i gruppi criminali, con base nel napoletano ma con ramificazioni in tutta Italia, al centro di un’inchiesta del nucleo tributario della guardia di finanza di Napoli che ha portato all’emissione da parte del gip partenopeo di 77 misure cautelari, di cui 27 con il beneficio dei domiciliari, per la falsificazione e la messa in circolazione di banconote e monete false. L’inchiesta è nata nella primavera del 2010, come troncone di un’altra operazione, e ha portato il 13 agosto del 2011 al sequestro di una zecca clandestina a Napoli di monete da un euro. I finanzieri hanno messo sotto intercettazione oltre 200 utenze telefoniche, anche straniere, ed effettuato numerosi pedinamenti e sequestri.
Due bande, dedite allo smercio di banconote false, quelle riconducibili a Nicola Liguori, con precedenti anche per ricettazione e truffa, e Roberto Di Lucrezio, con precedenti specifici, tra loro avevano anche una sorta di ‘patto di mutua assistenza’ in base alla quale, pur avendo canali autonomi per la produzione della valuta falsa e per la sua distribuzione, si aiutavano nel reperire materie prime o prodotti finiti.
A fare da tramite tra loro, Gaetano Cerrato, che si occupava dello smercio a favore di una clientela composta prevalentemente da extracomunitari. Un terzo gruppo criminale faceva capo a Giuseppe Segreto, specializzato nella produzione e nello smercio di banconote da 20 euro contraffatte; e un quarto, quello che fabbricava le false monete da un euro, a Camillo Claudio Maspi. Nelle intercettazioni, i soldi falsi avevano nomi in codice: “margherite”, “curve”, “brandine”, “sfilatini”, “piccolini”, “adulti”, “magliette”, “ammortizzatori”. Eseguito anche un sequestro preventivo di beni nei confronti di 32 persone.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata