Barolo (Cuneo), 12 mag. (LsPresse) – Si definisce ‘Master of wine’: il vino, il più pregiato, lo compra, lo conosce, ne scrive in quanto esperta e se lo aggiudica alle aste. Fa conoscere e comunica l’eccellenza vitivinicola italiana ai consumatori dell’estremo Oriente. Come ha fatto all’odierna vendita all’incanto organizzata nelle Langhe dall’Accademia del Barolo. Debra Meiburg lavora a Hong Kong e sa quali sono i modi per aprire le porte di questo interessante mercato d’oriente al re dei vini rossi piemontesi, il Barolo. Il suono del martelletto del battitore dell’asta ospitata stamane nel castello di Barolo non è nuovo a questa affascinante signora del vino. Debra ha già partecipato in passato a quest’asta che 14 produttori dell’accademia presieduta da Gianni Gagliardo organizzano annualmente nella località langarola.

Questa volta la Meiburg si porterà nella sua ricca cantina a Hong Kong bottiglie di produttori blasonati come Azelia e Franco Martinetti. Ma come sta su una tavola di Hong Kong un nobile rosso piemontese? Con cosa si sposa un Barolo nella cucina cinese? ‘Non è questo il punto per far breccia in questi mercati, non è l’abbinamento con il cibo – spiega Debra Meiburg, in quanto esperta di comunicazione del vino – è una questione di ‘reputation’, di riconoscibilità del prodotto”.

Quanta parte ha nella costruzione di questo capitale reputazionale una leva di marketing come l’asta di Barolo? “E’ un cavallo vincente il Barolo, lo è per tutto il territorio piemontese in cui viene prodotto e per gli altri prodotti locali, come il formaggio e non solo – assicura Gianni Gagliardo, presidente dell’Accademia del Barolo – L’asta diventa una leva di marketing per quella idea che un evento come quello di oggi a Barolo sa creare in termini di convivialità. E anche un traino turistico. Oggi con le 115 bottiglie dei nostri 27 lotti battute, con un incasso complessivo di quasi 34mila euro, abbiamo trasmesso agli oltre 50 buyer e ai ristoratori e operatori del settore asiatici e statunitensi presenti in sala o collegati a distanza da Singapore o Dubai che dietro il nostro prodotto c’è una cultura antica e condivisa. Ci sono dei produttori che fanno sistema, che si parlano e comunicano con chi ha interesse per un vino come il Barolo”. Sapori, stili, gusti sembrano cominciare a fondersi nell’incontro fra Oriente, mercato sempre più ricettivo, e Occidente, in cerca di nuovi spazi di mercato. “Il Barolo in Cina inizia ad accompagnare anche i piatti della cucina locale, anche il pesce”, racconta Gagliardo. Ma quello che secondo la Meiburg aiuta in Estremo oriente ad aprire le porte dei mercati come quello del continente giallo al re dei rossi piemontesi è il lavoro di squadra. “I cinesi amano il concetto di armonia, di insieme – spiega la Master of wine Debra – Ecco proprio questo è ciò che traspare da un’asta come quella al Castello di Barolo: un gruppo di produttori che fanno sinergia, che si uniscono all’insegna dell’eccellenza, che si presentano insieme a un mondo che ha voglia di scoprire un vino di valore, unico, di farselo raccontare. Qualcosa di simile a ciò che accade con un consorzio che investe su un marchio”.

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