Roma, 8 mag. (LaPresse) – “In quella caserma furono compiute violenze, soprusi fino alla negazione dei diritti umani”. Questo, seconda l’accusa, è ciò che accadde a Bolzaneto durante le giornate del G8, nel 2001. Ora, l’ultima vicenda giudiziaria dei fatti di Genova arriva in Cassazione. Davanti alla Quinta sezione penale si apre alle 10 la tre giorni di udienze sulle violenze alla caserma: 44 gli imputati, tra poliziotti, carabinieri, agenti della polizia penitenziaria e medici. La Corte d’Appello di Genova il 5 marzo 2010 aveva dichiarato la responsabilità civile di tutti. Ma solo in sette hanno subito anche una condanna penale, con pene variabili tra uno e tre anni. La prescrizione ha salvato tutti gli altri. Proprio su questo si sofferma il ricorso della Procura generale di Genova, che ripropone alla Suprema Corte la questione di legittimità già sollevata per il “mancato adeguamento da parte dell’Italia ai principi della Convenzione europea che sanciscono l’imprescrittibilità di ogni reato commesso in violazione della norma che pone il divieto di trattamenti inumani e degradanti”. L’udienza, davanti alla sezione penale che lo scorso 5 luglio ha giudicato sul caso Diaz, si apre con la relazione che ricostruirà nei dettagli la vicenda giudiziaria e il capo d’imputazione. A seguire la requisitoria del sostituto procuratore generale Giuseppe Volpe. Dopo di che la parola andrà alle parti, così numerose che nel fissare il calendario sono stati previsti tre giorni di udienza.

SETTE CONDANNE, RISARCIMENTI MAI VERSATI. Per i fatti della caserma Bolzaneto sette imputati sono stati condannati penalmente: 3 anni e due mesi all’assistente capo della polizia di stato Massimo Luigi Pigozzi, che, in base alle accuse, divaricò le dita di una mano, strappandone i legamenti, a uno dei fermati di Bolzaneto. A un anno sono stati condannati gli agenti di polizia penitenziaria Marcello Mulas e Michele Colucci Sabia, mentre due anni e due mesi sono stati inflitti al medico Sonia Sciandra. A un anno ciascuno sono stati condannati gli ispettori della polizia di Stato Mario Turco, Paolo Ubaldi e Matilde Arecco, che avevano deciso di rinunciare alla prescrizione. Amnesty International ha sottolineato l’importanza della sentenza, che riconosce che a Bolzaneto vi furono “gravi violazioni dei diritti umani”. La corte di Cassazione, rigettando il ricorso dell’avvocatura dello Stato, ha ritenuto legittimo il risarcimento di dieci milioni di euro che le 150 parti civili devono ottenere. Quei soldi non sono ancora stati versati agli aventi diritto.

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