Reggio Calabria, 9 apr. (LaPresse) – Timbravano il badge per i colleghi o si facevano timbrare il proprio cartellino, riuscendo quindi a figurare sul posto di lavoro, ma di fatto non si presentavano nemmeno oppure si assentavano per lunghe ore. Scoperti dalla guardia di finanza, 78 dipendenti del comune di Reggio Calabria sono stati denunciati per assenteismo e per 17 di loro sono scattati gli arresti domiciliari. Una truffa, spiegano le fiamme gialle, che ha coinvolto quasi i due terzi dei dipendenti e che in un anno avrebbe potuto produrre un danno di circa 480mila euro. Le indagini sono state coordinate dal procuratore capo Ottavio Sferlazza e dal sostituto procuratore Antonella Crisafulli.

Il meccanismo scelto dai dipendenti per attestare la propria presenza in Comune era semplice ma ben strutturato. Le 95 persone coinvolte (tra denunciati e indagati) erano organizzati in piccoli gruppi, ciascuno dei quali gestiva la timbratura del badge dei colleghi assenti a palazzo San Giorgio. Dalle indagini è emerso che su sei ore di servizio giornaliero previste dal contratto i dipendenti le assenze ingiustificate potevano arrivare anche a oltre a due terzi. Molti impiegati entravano in ufficio con 2 o 3 ore di ritardo e senza neppure dover timbrare il badge nell’apposito lettore: il collega aveva, infatti, già provveduto a timbrare per loro in entrata. Poi, ovviamente, i ‘ritardatari’ della mattina ricambiavano, all’uscita, il favore a chi aveva timbrato loro il badge in ingresso.

Alcuni non si presentavano neppure al lavoro, ma risultavano comunque regolarmente in servizio. Con questo stratagemma in ogni singolo gruppo, ciascun dipendente poteva rimodulare la propria giornata lavorativa assentandosi liberamente e a propria discrezione per fare lunghe pause caffè nei diversi bar della città, per accompagnare e prelevare i propri figli da scuola, per andare a fare shopping lungo il Corso o per andare a fare la spesa. Molti rientravano tranquillamente in ufficio dopo essersi assentati anche per diverse ore con buste della spesa al seguito.

Dalle immagini girate dalla guardia di finanza è emerso che alcuni dipendenti timbravano anche tre o quattro cartellini in ingresso o in uscita. Altri, invece, erano soliti lasciare il badge in un cassetto della scrivania vicino al lettore: chi era incaricato delle operazioni di timbratura, apriva il cassetto, prelevava i cartellini e li timbrava uno ad uno. Ancora, altri estraevano direttamente dal proprio portafogli i badge personali dei colleghi ancora assenti. Tra i 78 dipendenti denunciati, 42 saranno interrogati dal Gip per l’eventuale applicazione della misura cautelare della sospensione dai pubblici uffici. Tutti rischiano ora una condanna da uno a cinque anni di reclusione oltre al possibile licenziamento.

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